Per disegnare la farmacia di domani non servono palle di cristallo o profezie di tuttologi del cambiamento. Basta ascoltare gli italiani, che sul tema hanno le idee molto chiare: perché chiedono una farmacia che sappia fare da terminale intelligente di una Sanità dalle cure sempre più deospedalizzate e domiciliarizzate.
E’ una delle indicazioni forti che arrivano dal convegno sulla pharmaceutical care organizzato da Federfarma e Fofi nella cornice di Cosmofarma 2013. L’obiettivo era quello di tracciare un identikit dettagliato della farmacia che dovrà essere, quella meglio attrezzata per uscire indenne dalla crisi del farmaco e dalle trasformazioni in atto nel Ssn. «Dobbiamo partire tutti assieme con vigore» ha detto in apertura dei lavori la presidente di Federfarma, Annarosa Racca «stiamo lavorando per fornire ai titolari gli strumenti con cui rinnovare le loro imprese». Ma rinnovare come? Per Gadi Schoenheit, vicepresidente di Doxapharma, la farmacia un futuro ce l’ha certamente ma sarà molto diverso da quello che è il presente. «In una sanità che si deospedalizza sempre di più e si sforza di curare anziani e cronici a casa loro» è la sua tesi «il Ssn avrà sempre più bisogno di una farmacia “di prossimità” da inserire stabilmente nei modelli sanitari regionali perché mappi i bisogni di salute del territorio». In sostanza, si delinea l’esigenza di allargare il ruolo della farmacia sul territorio perché abbracci il monitoraggio dei pazienti, la fornitura di servizi sanitari e la formazione/educazione alle patologie di maggiore impatto. «In questo scenario» ha osservato Schoenheit «si avverte quindi l’opportunità di un riposizionamento della farmacia da una pura funzione distributiva a un diverso modo di stare sul territorio». Qui starà al farmacista scegliere se afferrare tale opportunità e darle contenuto, oppure arroccarsi in inutili posizioni di retroguardia. «Chi vuole reagire» ha detto ancora l’esperto «dovrà evolvere verso un modello di farmacia che eroga prodotti e servizi integrati tra loro, diffonde conoscenza e orientamento sulle patologie, si posiziona e specializza a seconda delle necessità per offrire la farmacia dell’anziano, del cronico e via di seguito». Una farmacia, appunto, che faccia da terminale intelligente del Ssn perché questa è la necessità degli italiani, che hanno bisogno di sostegno e orientamento di fronte a una Sanità pubblica in progressivo arretramento. La parola d’ordine, in sostanza, è quella di liberarsi velocemente dell’idea che farmacia significhi principalmente dispensazione del farmaco. «Negli ultimi 40 anni» ha ricordato Andrea Manfrin, clinical lecturer alla Medway School of Pharmacy dell’università di Greenwhich & Kent «il farmacista è stato soltanto un dispensatore; ha anche dato buoni consigli, certo, ma di fatto per tutto questo tempo il suo è stato un lavoro di logistica. Un lavoro che potrebbe anche svolgere una macchina, ma allora dobbiamo cambiare l’obiettivo non dev’essere quello di essere utili o indispensabili, bensì insostituibili». E l’insostituibilità del farmacista sta nella pharmaceutical care, ossia nello sviluppo di attività professionali legate al governo del farmaco e delle terapie.
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Fonte: Federfarma, Fofi, Cosmofarma
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