Un patto di filiera per rappresentare il problema delle carenze con un’unica voce. Anche nei confronti delle istituzioni e in particolare delle Regioni, alle quali verrà chiesta maggiore severità nel rilascio delle autorizzazioni all’attività di distribuzione e nei controlli.
E intanto, alle farmacie rimane la via indicata nei giorni scorsi dall’Aifa, ossia l’ordine diretto all’industria come prescrive l’articolo 105 del d.lgs 219/2006. Questi i punti concordati all’incontro su mancanti e contingentamenti che oggi ha messo attorno a un tavolo le sigle della filiera: Federfarma, Assofarm e Fofi per le farmacie, Adf e Federfarma Servizi per i distributori, Farmindustria per i produttori. Il summit è servito innanzitutto per ritracciare i confini del problema: quello delle carenze di farmaci è un fenomeno che si spiega in buona parte con l’ascesa delle esportazioni parallele, a loro volta alimentate dai differenziali di prezzo che esistono tra il nostro e altri paesi su alcune specialità. Non tantissime, circa 200, così come contenuto è il numero delle aziende produttrici coinvolte: una decina in tutto, in massima parte multinazionali con una rete logistica distribuita in più paesi e una produzione programmata sullo storico. Inutile poi cercare di mettere un tappo alle esportazioni, perché si tratta di attività considerata legittima dall’Unione europea, né è pensabile un’intesa tra i paesi membri per ridurre le differenze di prezzo da Stato a Stato, visto che all’origine ci sono metodologie di contrattazione diversissime. E allora? L’unica via percorribile rimane quella della collaborazione di filiera, ossia lo scambio di informazioni e la segnalazione tempestiva di carenze o comportamenti sproporzionati da parte di qualche operatore: «Abbiamo segnalato a Farmindustria i nomi di quelle aziende che richiedono quantitativi minimi a fronte di ordini diretti delle farmacie ex articolo 105» ricorda Annarosa Racca, presidente di Federfarma nazionale «e abbiamo ricordato che noi siamo la prima linea della filiera: è inaccettabile che un farmacista sia costretto a dire di essere sprovvisto di un medicinale.
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Fonte: Federfarma
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