Dal primo gennaio picco dei ticket: più 350 euro a famiglia

Un vero e proprio salasso, che potrebbe costare a testa 300-350 euro, invece dei 150 attuali. E' quello che potrebbe abbattersi sulle tasche (sempre più vuote) degli italiani a partire dall'1 gennaio 2014 quando dovrebbero scattare 2 miliardi di euro aggiuntivi di ticket che, di fatto, raddoppiano il totale che lo Stato conta di incassare dalla compartecipazione dei cittadini alla spesa sanitaria (nel 2012 per la specialistica gli italiani hanno già pagato 2,2 miliardi).
Un impatto che il sistema non sarebbe in grado di reggere secondo l'Agenas (Agenzia nazionale per i servizi sanitari regionali) se non si amplia la platea dei paganti (di chi cioè non è esente per reddito o per patologia): ad oggi infatti per specialistica ed esami paga il ticket 'solo' il 25% degli italiani, spendendo in media 150 euro a testa. Un raddoppio delle entrate previste dai ticket rischierebbe insomma di tradursi in una ''batosta per chi paga'', come ha sottolineato il presidente dell'agenzia, Giovanni Bissoni, avendo come effetti collaterali da un lato il rischio di non incassare quanto previsto, dall'altro di provocare una 'fuga' dal Servizio sanitario nazionale, come gia' e' successo con il superticket. Quest'ultimo balzello, una quota fissa per ricetta sulle prestazioni specialistiche più volte 'congelato' e infine entrato in vigore a luglio 2011, si e' dimostrato un 'flop' perché secondo le stime dell'Agenas, nelle casse delle Regioni sono mancati ''almeno 300 milioni di euro''. Come ha spiegato Bissoni, infatti, le entrate ''si sono circa dimezzate'', attestandosi tra i 400 e i 500 milioni, mentre la copertura da parte dello Stato era di 834 milioni di euro.
Un problema, anche perché i ticket servono a far fronte ai costi fissi e incomprimibili delle strutture necessarie all'assistenza specialistica. Peraltro, secondo lo studio effettuato dall'Agenzia su 11 Regioni che rappresentano l'80% della popolazione, per effetto del superticket, ma anche della crisi economica, le prestazioni erogate hanno registrato, per la prima volta, un calo in media dell'8,5%, soprattutto gli esami di laboratorio. Un calo che tra i non esenti raggiunge il 17,2% di prestazioni in meno. ''E' difficile - ha osservato ancora Bissoni - pensare che si siano ammalati solo gli esenti nell'ultimo anno'': c'e' stata quindi una ''fuoriuscita'' dalla sanità pubblica che in parte si può spiegare con il ricorso al privato 'puro' (che spesso ha costi concorrenziali e minori tempi di attesa) e in parte con la rinuncia alle cure, anche se ''non siamo in grado di valutare i due fattori perché non c'è un monitoraggio sul privato''. ''Già una manovra da circa 800 milioni pone problemi di equità di accesso e di minori entrate - ha osserva Bissoni - il sistema non reggerebbe l'impatto di altri due miliardi.
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Da un lato rischieremmo di accentuare temi come l'iniquità e la rinuncia alle cure, e dall'altro mai si riuscirebbe a raggiungere quelle entrate''. Il tema della riforma dei ticket proprio per fare fronte alle novita' del 2014 e' stato al centro dell'agenda dell'ex ministro Balduzzi che non ha avuto pero' la forza 'politica' di introdurla (si e' parlato di un nuovo sistema di ticket-franchigia sulla base del reddito o dell'Isee). Oggi arriva sul tavolo del neo ministro Beatrice Lorenzin che ha gia' allo studio la questione e che giusto ieri, nella sua prima uscita pubblica, aveva detto che ''la questione dei ticket ci sta molto a cuore. In futuro su questo scriveremo un 'titolo' a parte''.''Il rapporto Agenas dimostra che i superticket producono piu' problemi di equita' nell'accesso alle prestazioni che risparmi per le casse dello Stato'', dice Valerio Fabio Alberti, presidente della Federazione Asl e Ospedali (Fiaso). ''Aver spinto l'acceleratore sui ticket - prosegue Alberti - non ha prodotto gli effetti economici sperati ed ha invece generato un forte calo delle prestazioni tra gli assistiti non esenti, che con redditi annui anche di poco sopra la soglia dei 36mila euro lordi si sono visti costretti a pagare in media 150 euro l'anno di ticket, ai quali andrebbero poi aggiunti quelli sui farmaci, anche loro in aumento''. ''L'indagine Agenas mostra poi un progressivo spostamento di consumi verso il privato low cost, che ha finito per ridurre le entrate del pubblico''. ''Del resto - conclude Alberti - le ricerche dell'Osservatorio europeo sui sistemi sanitari, presentate in un recente seminario della Fiaso, indicano che le politiche di aumento dei ticket, espansione della sanità integrativa e tagli ai servizi adottate dai Paesi in crisi finanziaria hanno prodotto pochi risparmi e gravi diseguaglianze nell'accesso ai servizi per la salute. Forse sarebbe il momento di pensare alla sanita' come un investimento, tanto piu' prezioso in una fase di recessione economica che finisce per incidere negativamente anche sullo stato di salute delle persone''.
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