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Lorenzin, no ai tagli. Il decreto-fare e le richieste dei medici

Sanità pubblica Redazione DottNet | 16/06/2013 19:06

''Spero che il ministro Saccomanni si riferisse al fatto che nella sanità sicuramente ci sono molti margini di recupero di risorse ma non con tagli lineari''. Così il ministro della salute, Beatrice Lorenzin, risponde al ministro dell'Economia che ha indicato margini di risparmio possibili nel settore sanitario.

Il Servizio sanitario nazionale, ha sottolineato Lorenzin, ''dopo le manovre e la spending review, che è ancora in atto e della quale non si sono visti ancora tutti gli effetti sul sistema, non può sopportare ulteriori tagli lineari''. Invece, ha detto il ministro, ''ci possono essere dei recuperi nel breve e nel medio periodo grazie a una riprogrammazione delle governance da fare insieme alle regioni. Abbiamo individuato lo strumento per fare questo, che è il patto per la salute che - ha aggiunto - ci stiamo accingendo a mettere in atto''. Dal ministro della Salute, quindi, una indicazione: ''Quello che io vorrei - ha spiegato - è una spending review all'inglese; e cioè, fissato un dato relativo al finanziamento del sistema sanitario nazionale, poi quello che si recupera e si risparmia viene reinvestito in un sistema che - ha concluso - ha bisogno di risorse''. Saccomanni aveva affermato che “Ridurre la spesa pubblica è possibile specialmente nel settore della sanità”. “All'Europa non chiediamo esenzioni o deroghe e sappiamo che non si può fare crescita con nuovo debito ma un'azione comune per rilanciare la crescita nel Vecchio Continente”, aveva precisato il ministro. Quanto al target del deficit fissato quest'anno per l'Italia al 2,9%, Saccomanni è convinto che sarà rispettato. Il ministro di è poi soffermato sui debiti della pubblica amministrazione nei confronti delle imprese precisando come si impegna personalmente affinché l'intero ammontare venga restituito.

Via libera al decreto sanità: Semaforo verde in Consiglio dei Ministri per il  Decreto Fare.. Nella serata di sabato è stato approvato il  decreto legge recante misure urgenti in materia di crescita. Il presidente del Consiglio, Enrico Letta, ha sottolineato che questo provvedimento – unitamente al Ddl in materia di semplificazioni che verrà discusso la prossima settimana in CdM - ha come base le 6 Raccomandazioni rivolte all’Italia dalla Commissione europea il 29 maggio 2013 nel quadro della procedura di coordinamento delle riforme economiche per la competitività. Per quanto riguarda il settore sanità, le novità principali riguardano l'eliminazione di tutte le certificazioni mediche oggi necessarie a impieghi pubblici e privati, un accelerazione sul Fascicolo sanitario elettronico: le Regioni dovranno presentare il piano di progetto all'Agenzia per l'Italia digitale entro il 31 dicembre 2013, e, sulla donazione degli organi, l'introduzione dell'obbligo per i Comuni di comunicare tempestivamente con mezzo telematico al Sistema informatico trapianti gli atti di consenso all'espianto manifestato ai donatori. Previsti, infine, indennizzi monetari a carico delle Pa che ritardano i pagamenti cha variano da 50 euro al giorno fin a un massimo di 2.000 euro; e lo sblocco del turn over al 50% per Università ed enti di ricerca dal 2014.

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Vediamo il dettaglio dei provvedimenti:

Multa alle Pa che ritardano. Viene introdotto un indennizzo monetario a carico delle Pa in ritardo nella conclusione dei procedimenti amministrativi. Se il titolare del potere sostitutivo (cioè chi subentra al funzionario ‘ritardatario’) non conclude la procedura, scatta un risarcimento pari a 50 euro al giorno fino a un massimo di 2.000 euro. Se non liquidata, la somma può essere chiesta al giudice amministrativo con una procedura semplificata.

Certificati medici inutili. Sono eliminate tutte le certificazioni mediche oggi necessarie per accedere a impieghi pubblici e privati. Non vi saranno più per i cittadini adempimenti onerosi resi inutili dalle recenti novità legislative in materia di sorveglianza sanitaria sui luoghi del lavoro.

Fascicolo sanitario elettronico. Fascicolo sanitario elettronico (FSE): le regioni e le province autonome dovranno presentare il piano di progetto del FSE all’Agenzia per l’Italia digitale entro il 31 dicembre 2013. Entro il 31 dicembre 2014 questo sarà istituito. L’Agenzia per l’Italia digitale e il ministro della Salute dovranno valutare e approvare i progetti.

Donazione degli organi. Per rendere più efficiente l’operatività del sistema nazionale dei trapianti, si è introdotto l'obbligo per i Comuni di comunicare tempestivamente con mezzo telematico al Sistema Informatico Trapianti gli atti di consenso all’espianto manifestato ai donatori. Per tale via sarà possibile accelerare significativamente le procedure finalizzate all’espianto e al trapianto degli organi.

Sblocco del turn over al 50% per Università ed enti di ricerca dal 2014. Si ampliano le facoltà di assumere delle università e degli enti di ricerca per l’anno 2014, elevando dal 20% al 50% il limite di spesa consentito rispetto alle cessazioni dell’anno precedente (turn over). Le singole università potranno quindi assumere nel rispetto delle specifiche disposizioni sui limiti di spesa per il personale e per l’indebitamento senza superare, a livello di sistema, il 50% della spesa rispetto alle cessazioni. Con questo provvedimento si liberano posti per 1.500 ordinari e 1.500 nuovi ricercatori in “tenure track” sul Ffo nel 2014. Spesa prevista: 25 milioni nel 2014; 49,8 nel 2015.

Ma da parte dei medici sono arrivate diverse richieste a cominciare dal contratto di lavoro, bloccato ormai dal 2009 e che, per quanto riguarda i medici, non vede ancora definite le aree contrattuali. Altro punto è la responsabilità professionale che ha già visto scioperare i ginecologi e li seguiranno su questa strada anche gli ortopedici il prossimo primo luglio. Il problema tuttavia riguarda tutti gli operatori sanitari pertanto è importante che si modifichi il profilo della colpa medica, che ponga un freno ai corsi e ricorsi delle interpretazioni che danno i magistrati all’operato dei medici, che elimini la quota parte, che fissi dei limiti ai risarcimenti (clicca qui per vedere l’intervista realizzata con l’avvocato Vania Cirese esperta del settore). La categoria ha anche fatto presente l’importanza di una disciplina chiara dei rapporti tra dirigenza medica, veterinaria e sanitaria e le professioni sanitarie. E’ necessario comprendere che la prestazione sanitaria non è la somma di una serie di prestazioni professionali, che deve esserci una figura che coordina e risponde del funzionamento del sistema. Non è un caso se è stata avanzata la proposta di avere un solo Ordine per le professioni sanitarie attraverso un ddl dei "presidenti" Silvestro (infermieri) e Bianco (medici). La proposta di legge dei due senatori Pd, rispettivamente presidenti delle Federazioni nazionali degli Collegi degli infermieri e degli Ordini dei medici, ha il suo punto di forza nella istituzione di un unico grande Ordine delle professioni sanitarie. Ovvero l’Ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica e delle professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione.  Una proposta normativa, si legge nella relazione al ddl, “semplificata che non prevede l’istituzione di ulteriori ordini professionali bensì l’attivazione di albi per le professioni sanitarie tecniche, della riabilitazione e della prevenzione che ne siano sprovviste e la loro confluenza nell’ordine dei tecnici sanitari di radiologia medica”.

Altro tema rilevante, la questione degli specializzandi: il Ministro Lorenzin ha riconosciuto che se il medico, oltre a non avere un riconoscimento economico, non ha neanche un riconoscimento professionale, questo può creare disaffezione al sistema. Non ha assicurato degli aumenti contrattuali, ma non ritiene che possano esserci ulteriori tagli al fondo sanitario nazionale, che oggi è a 109 miliardi di euro. Ha ricordato che non siamo ancora usciti dalla crisi economica. Le scelte che sono state fatte dai governi precedenti hanno portato a dei risultati in termini economici ma, non su quello dei servizi e questo richiede che adesso ci si debba fermare con i tagli. Il tema dei precari e degli specializzandi è un problema sentito da tutto il Governo. Per Lorenzin nel patto della salute è necessario passare ad una nuova fase di “governance” della sanità, introducendo l’informatizzazione dei processi, la centralizzazione dei servizi, etc. per ottenere dei margini di recupero da reimpiegare in sanità e su questo ha chiesto collaborazione. Ci auguriamo che adesso alle parole faccia seguire i fatti.

Il commento dello Snami: “Sì ai tagli degli sprechi e No ai tagli dei servizi”, esordisce Angelo Testa, Presidente nazionale. “Ho sentito ribadire recentemente, durante una trasmissione, la solita musica stonata con il ritornello che ripete che le soluzioni per risolvere i problemi del pronto soccorso sarebbero le aggregazioni forzate dei medici nel territorio, anche se sono miseramente fallite in tutto il mondo occidentale”. “Tali aggregazioni forzate – continua Testa -, per giunta imposte “a costo zero”, snaturerebbero il particolare rapporto medico paziente che è alla base di qualsiasi buona forma di assistenza sanitaria. Se poi consideriamo che per la “rifondazione” della sanità, il budget, si fa per dire, a disposizione è un “tesoretto” formato da un mix di isorisorse, desiderata e tagli, cioè meno del niente, e che il nostro SSN è già di per se sottofinanziato, è chiaro che se ci saranno altre sforbiciate ne andranno di mezzo i servizi essenziali”. “Ovviamente – precisa Testa - hanno fatto il loro tempo, perché ampiamente smentite dai fatti, le favole e le leggende metropolitane, che il territorio verrebbe finanziato con i presunti risparmi ottenuti con la spending review sugli ospedali e con altri risparmi anch'essi “virtuali”. Occorre riflettere che ad esempio le 40 case della salute in Toscana sono costate 18 milioni di euro e costano annualmente, per il loro mantenimento, 16 milioni di euro. Non mi sembra che siano esattamente isorisorse”. “Non posso - continua il leader dello Snami - non sottolineare sin d'ora al Ministro che è un balla colossale che l'h 24 sia la panacea di tutti i mali e l’arma vincente per ridurre i codici bianchi al pronto soccorso e che sarebbe meglio avviare delle campagne di sensibilizzazione per il buon utilizzo dei servizi sanitari da parte del cittadino. Ed inoltre che le irrealistiche forme di assistenza con medici-marziani stakanovisti con il dono dell'ubiquità sono stravolgimenti che le regioni dicono di non poter sostenere economicamente e sarebbero di conseguenza con costi a carico dei medici stessi. Nel ricordare al neo ministro che l'85 % dei medici ha bocciato la legge Balduzzi e che è altrettanto bulgaro il risultato del sondaggio realizzato da Health Monitor CompuGroup Medical in collaborazione con il Sole 24 Ore Sanità ribadisco che il Ministro Lorenzin avrà tutta la collaborazione dello Snami per concretizzare i percorsi atti a rafforzare una buona sanità nel territorio: il contrario di quello che secondo le nostre sensibilità è stata l'esperienza con la dirigenza  politica appena andata via”.

Il parere del Sumai. “Il primo incontro tra le organizzazioni sindacali mediche della dirigenza e delle convenzioni e il ministro della Salute è stato positivo. Abbiamo particolarmente apprezzato la disponibilità del Ministro ad intervenire su alcuni temi ‘caldi’ che riguardano la professione e la sanità. Ma ora attendiamo i fatti”, afferma il segretario nazionale del Sumai-Assoprof Roberto Lala. “Il Ministro – prosegue il segretario degli specialisti ambulatoriali – ha trattato nel suo discorso i principali problemi sul tavolo, a partire dai tagli lineari alla sanità (che il Ministro ha bocciato senz’appello), il blocco dei contratti e delle convenzioni, la responsabilità professionale, la riforma della sanità territoriale, il nodo del precariato e le politiche della formazione medica, il tutto in un quadro rafforzato di lotta agli sprechi”. “Su questi temi – specifica Lala – il Ministro Lorenzin ha dimostrato la volontà di collaborare attivamente con le organizzazioni sindacali e questo rappresenta certamente un fattore positivo”. “Ora – conclude il segretario del Sumai-Assoprof – è però il momento di agire perché come abbiamo avuto modo di ribadire al Ministro la situazione in cui versa la sanità e chi vi opera è veramente al limite. Non si può più aspettare”.

La posizione dell’Anaao. “Apprezziamo la disponibilità del ministro a collaborare con noi e a intervenire su alcuni dei temi che abbiamo sollevato, rimane la questione dei modi e dei tempi in cui arriveranno gli interventi, e rimane soprattutto la grossa questione del blocco contrattuale che rischia di trasformarsi in un blocco a tempo indeterminato”, commenta Costantino Troise, segretario dell'Anaao. “Il ministro ha capito - prosegue Troise - che questa situazione va ad aggravare e incattivire un quadro già drammatico”. Peraltro, visto che "già ci sono deroghe, come quella per il comparto sicurezza, non si capisce perché non si possa derogare anche per la sanità ". Adesso, sottolinea, "misureremo il suo impegno e la sua disponibilità anche dentro il Consiglio dei ministri", perché, ad esempio, si potrebbero utilizzare gli strumenti che il governo sta approntando per l'occupazione giovanile "anche nel nostro settore”.

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Fonte: ministero della salute, snami, anaao, sumai

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