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Invalidità, inadeguate le valutazioni cliniche

Sanità pubblica Redazione DottNet | 25/06/2013 17:15

Tempi troppo lunghi per le richieste di pensione di invalidità e indennità di accompagnamento in Italia, ben oltre i 120 giorni fissati dalla legge: la prima visita viene effettuata in media dopo 8 mesi, per la ricezione del verbale definitivo di invalidità civile ci vogliono undici mesi, mentre per ottenere i benefici economici si aspetta un anno e spesso l'erogazione arriva dopo il decesso di chi ne ha fatto richiesta.

 A denunciarlo è il primo rapporto nazionale sull'invalidità civile e la burocrazia di Cittadinanzattiva (clicca qui per scaricare il documento completo), presentato oggi a Roma. Nel 2012 - si legge nel rapporto di Cittadinanzattiva, che ha esaminato 3876 segnalazioni giunte al servizio Pit salute - ad aver riscontrato lungaggini e tortuosità burocratiche sono stati nel 2012 il 45,6% dei cittadini, una percentuale in forte aumento rispetto al 2011 (28,4%). La necessità di acquistare o affittare protesi e ausili e di pagare rette in RSA e ticket sanitari sempre più elevati in assenza di una esenzione riconosciuta, oltre all'impossibilità di accedere ad agevolazioni fiscali, sono le conseguenze più evidenti di tali ritardi. Quasi il 30% dei cittadini che fanno richiesta di invalidità civile, spesso malati oncologici, affetti da patologie croniche, neurodegenerative o legate all'anzianità, considera inadeguata la valutazione della propria condizione clinica da parte della commissione medico-legale: o per la mancata concessione o revoca dell'assegno di accompagnamento (48,5%), o per una inadeguata percentuale di riconoscimento dell'invalidità (42,4%), o ancora perché viene loro riconosciuta una pensione di invalidità rivedibile (9,1%).

Come conseguenza emerge un maggiore ricorso alle vie giudiziarie. Sembra crescente, infatti - spiega il rapporto - la tendenza a considerare come prassi l'accesso al ricorso giudiziario, quasi fosse scontato dover fare causa per ottenere un diritto.Secondo la Corte dei Conti si attendono in media, dalla presentazione della domanda di invalidità alla chiusura dell'iter, 278 giorni per accertare l'invalidità, 325 per la cecità, 344 per la sordità. I costi dei ritardi ammontano, per il solo 2011, a 24 milioni di euro. Se a questo si aggiungono i 34 milioni di spesa per i medici convenzionati Inps - calcola Cittadinanzattiva - sono in totale 58 i milioni di euro di fatto ''bruciati'' dalla cosiddetta caccia ai falsi invalidi che, secondo il rapporto 2012 della Guardia di Finanza, sono poco più di 1000, pari allo 0,4% degli Aventi diritto.

Uno stralcio del rapporto(clicca qui per scaricare l’intero documento)

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Tempi troppo lunghi. Il disagio più eclatante emerso dal rapporto è rappresentato dalla lentezza dell’iter burocratico da intraprendere per la richiesta di invalidità. Non solo, il valore percentuale mostra un aumento impressionante delle segnalazioni che passano dal 28,4% del 2011 al 45,6% del 2012. In un caso su tre (34% nel 2012 vs 30% nel 2011) i cittadini incontrano grandi difficoltà nel presentare la domanda, in un caso su 5 (24,8% rispetto al 23,7% del 2011) lunghe attese per la convocazione a prima visita, in un caso su 4 ulteriori attese per la ricezione del verbale definitivo (19,4% nel 2012, 12,7% nel 2011), da cui conseguono i relativi benefici economici. La necessità di acquistare o affittare protesi ed ausili, di pagare rette altissime in RSA e ticket sanitari sempre più elevati in assenza di una esenzione riconosciuta, l’impossibilità di accedere ad agevolazioni fiscali, sono le conseguenze più dirette di tali ritardi. 

Inadeguata la valutazione della propria condizione clinica. Il 39% di chi si è rivolto a Cittadinanzattiva ha una patologia oncologica, il 26,8% una malattia cronica e neurologica degenerativa, il 12,2% una patologia legata all’anzianità. Quasi il 30% dei cittadini considera inadeguata la valutazione della propria condizione clinica da parte della commissione medico-legale: o per la mancata concessione o revoca dell’assegno di accompagnamento (48,5%), o per una inadeguata percentuale di riconoscimento dell’invalidità/handicap (42,4%), o ancora perché vien loro riconosciuta una pensione di invalidità rivedibile (9,1%). La conseguenza di questa “inadeguatezza”, è un maggiore ricorso alle vie giudiziarie, avverso i verbali di invalidità civile. Sembra crescente, infatti, la tendenza a considerare come prassi l’accesso al ricorso giudiziario, quasi completasse l’iter amministrativo e fosse matematico dover fare causa per ottenere un diritto. Questa tendenza rappresenta una evidente disfunzione del sistema, nonché una beffa per il cittadino che deve sostenere ulteriori costi e attendere ulteriore tempo per ottenere ciò che gli spetta. 

Ritardi benefici economici. Stabili le segnalazioni sul ritardo per la concessione dei benefici economici e delle agevolazioni: lo denuncia nel 2012 il 18,2% rispetto al 19,1% dell’anno precedente. In particolare pesano i ritardi per l’erogazione delle agevolazioni legate all’handicap (62,9% vs 55,6% del 2011), dell’indennità di invalidità (20,4% vs 17,8%), e dell’assegno di accompagnamento (16,7% vs 26,7%). Sebbene le problematiche generali sulla rivedibilità calino dal 13,3% del 2011 al 6,4% del 2012, è molto preoccupante l’ascesa delle mancate esenzioni dalla visita (come stabilito dal decreto 2 agosto 2007) segnalate dal 58,8% dei cittadini che, di fatto, nella fase che intercorre tra una visita e l’altra, vedono sospesi i relativi benefici sospesi. 

Le proposte di Cittadinanzattiva. Semplificare iter burocratico: meno tempo per i cittadini, meno costi per la collettività (58 mln Euro nel 2011). Rivedere le linee guida operative del 2010, già bocciate dal Parlamento, con cui l’Inps rivede al ribasso i criteri di riconoscimento dell’accompagnamento. Approvare Ddl 538: il diritto va legato al reddito del richiedente, non del nucleo familiare. Concludere “indagine conoscitiva” avviata nel 2012 sulle procedure di accertamento delle minorazioni civili da parte dell’Inps (Comm. XI e XII del Senato). Ripristinare la possibilità di impugnazione giudizio di primo grado.

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Fonte: Cittadinanzattiva

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