I delegati territoriali di Federfarma che siedono nelle commissioni istruttorie siano estremamente severi nelle valutazioni per il rilascio dell’autorizzazione all’attività di distribuzione, soprattutto quando a richiederla è una farmacia.
L’indicazione arriva dal segretario nazionale del sindacato, Alfonso Misasi, ed è il primo atto di quella politica della “tolleranza zero” verso le esportazioni parallele che il Consiglio di presidenza di Federfarma aveva fatto propria una settimana fa. «Il titolare che richiede l’autorizzazione a effettuare attività all’ingrosso con il solo obiettivo di mettersi a fare parallel trade» ha ricordato ieri Misasi all’assemblea generale del sindacato «non può limitarsi a trattare soltanto le referenze che gli interessano ma deve avere tutti i farmaci, stupefacenti compresi; deve tenere contabilità separate tra deposito e farmacia e deve disporre di spazi, frigoriferi, personale e mezzi di trasporto adeguati. In sostanza, i rappresentanti delle Federfarma territoriali che siedono nelle commissioni dispongono anticipatamente di tutti gli elementi con cui valutare se il richiedente ha seriamente intenzione di fare il distributore oppure intenda soltanto gettarsi nel mercato delle esportazioni parallele». Se è vera quest’ultima ipotesi, l’invito perentorio del sindacato è quello di dare parere negativo: «Anche se fosse l’unico “no” di tutta la commissione» incalza Misasi «è comunque importante trasmettere il segnale che Federfarma non condivide. Perché il primo dovere del farmacista è quello di assicurare il farmaco al cittadino, dare la priorità a chi paga meglio è comportamento più da trader che da professionista della salute».
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Fonte: Federfarma
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