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Movimento Farmacisti contro Fofi, no al numero chiuso alla facoltà

Farmacia Redazione DottNet | 02/07/2013 17:22

Botta e risposta tra il Movimento Nazionale Liberi Farmacisti e la Fofi. L’associazione dice no a qualsiasi ipotesi di numero chiuso o programmato per accedere alla facoltà di farmacia addossando le responsabilità di una simile iniziativa alla Fofi all’indomani della prima riunione del tavolo dedicato alla discussione della riforma del corso di laurea in Farmacia.

 Il tavolo è partito, ma le prime reazioni si avranno il 15 luglio in occasione del secondo incontro, giorno in cui le singole realtà partecipanti al Tavolo avranno formulato le loro analisi sulle linee programmatiche e si potrà entrare nel vivo. Intanto l’8 luglio si riunirà la Conferenza dei presidi che porteranno i dati sul fabbisogno, certificato da ministero e Ordini professionali: si tratta di 1.700 laureati, ma ne vengono "sfornati" oltre 3.500 l'anno, ovvero oltre il 50% sopra la richiesta. Secondo il Movimento “in questi ultimi decenni scelte opinabili e poco lungimiranti hanno fatto sì che il farmacista italiano abbia rinunciato a numerose opportunità, malgrado un percorso di studi multidisciplinare.  La politica incentrata esclusivamente sulla farmacia ci ha fatto perdere ruoli nell’insegnamento, nella ricerca, nei profili lavorativi legati a biologia, farmacologia et altro”. Per il Movimento liberi farmacisti “Responsabile di questa situazione è la Federazione degli Ordini dei Farmacisti Italiani che invece di recuperare un quadro occupazionale monotematico ove anche le eccellenze sono costrette a rinunciare alle proprie aspirazioni, i vertici istituzionali della categoria non hanno altro di meglio da fare che creare ulteriori “riserve indiane” e, in maniera de tutto ingiustificata dai numeri, sostengono un disegno di chiusura degli accessi all’università che assume aspetti immorali se riferiti  ad una delle professioni più chiuse nel panorama italiano”.

L’associazione continua nella sua nota “dicendosi stupita del modo autoreferenziale con cui si cerca d’imporre una scelta: la convocazione di un tavolo di “cortigiani” abituato ad applaudire se stesso. Questo metodo, già sperimentato in passato, rilancia ulteriormente la questione democratica nelle libere professioni, ove gli eletti rappresentano solo una parte minoritaria dell’intera categoria”. Polemiche anche sulle università: “E’ tutta da verificare la compattezza dell’università rispetto a questo progetto, numerose voci, per ora silenti, manifestano fastidio rispetto ad una iniziativa che sembrerebbe essere in capo solo ai vertici della Conferenza dei direttori di facoltà. I docenti devono esprimersi per non subire una decisione dall’alto”. E ancora: “Il vero motivo per cui oggi si propone di programmare in maniera stringente l’accesso alla facoltà di farmacia non è legato ai livelli occupazionali, ove per altro contratti a tempo determinato, stages e pseudo contratti di formazione la fanno da padrone, ma solo alla paura che un domani ormai prossimo il numero dei “competitors” possa essere tale da non arginare più la richiesta di libero esercizio della professione”.

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Fonte: Mnlf

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