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Orario lavoro medici, l'Ue minaccia. Accordo sui permessi

Sanità pubblica Redazione DottNet | 01/08/2013 10:20

Il Governo non ha recepito il parere europeo sull'orario di lavoro settimanale e sul diritto al riposo del personale medico. Il termine ultimo scadeva il 30 luglio scorso, e adesso ci saranno sanzioni che inevitabilmente si ripercuoteranno su Asl e utenti. La vicenda nasce nel lontano 2008 e finora nessun Esecutivo ha ritenuto opportuno porre riparo ad una situazione che via via si è fatta insostenibile. Orari e riposo settimanale sono basilari per le condizioni di lavoro dei medici e se peggiorano il rischio di errore aumenta. Per questo motivo da tempo s'invocava una regolamentazione del settore. La Direttiva 88/2003, chiedeva il ripristino della disciplina sull'orario massimo di lavoro settimanale e sul diritto di riposo per il personale medico e sanitario. In base alla legislazione italiana, infatti, numerosi diritti fondamentali stabiliti nella suddetta direttiva, quali la durata media dell'orario settimanale limitata a 48 ore e un periodo minimo di riposo giornaliero di 11 ore, non si applicano agli "amministratori" che lavorano presso il Servizio sanitario nazionale. I medici che lavorano per la sanità pubblica italiana, tuttavia, sono classificati ufficialmente come “amministratori" senza godere necessariamente di prerogative dirigenziali o di autonomia rispetto al proprio orario di lavoro. Ne consegue un'ingiusta privazione dei diritti garantiti loro dalla direttiva sull'orario di lavoro. Il sollecito della Commissione è arrivato sotto forma di parere motivato nel quadro dei procedimenti di infrazione dell'Ue.

Dopo 8 anni, è stato raggiunto un accordo su prerogative permessi e distacchi della dirigenza. L’accordo regolarizza le prerogative sindacali sin qui godute, previene interventi sostitutivi o normativi di ministeri e autorità di controllo restituisce alla contrattazione la competenza esclusiva in materia. Inoltre aggiorna definitivamente l’elenco delle sigle rappresentative che era fermo alla rilevazione del 2004.  In un clima politico non favorevole, con le Regioni in testa ad invocare una riduzione dei contingenti non è certo un risultato disprezzabile la firma dell'accordo (clicca qui per scaricare il documento completo). Il nodo della trattativa in questi anni consisteva nel fatto che 30 dei 90 minuti di permessi per ogni dirigente in servizio sono riservati, per legge, esclusivamente alle RSU. Con l’ultimo contratto quadro (5 ottobre 2005) le Confederazioni della dirigenza ottennero, una tantum, di mantenere i 30 minuti nelle more della costituzione delle RSU peraltro mai avvenuta. L’accordo quadro di ieri mantiene i trenta minuti, sotto forma di distacchi cumulati, fino al 30.6.2014, dopo di che, se non avverranno le elezioni, queste prerogative decadranno. Tuttavia ritenendo che il modello RSU non sia adeguato, compatibile ed applicabile alla dirigenza, con la dichiarazione congiunta n. 2 si è puntualizzato da parte delle Confederazioni e dell’Aran che: “le parti si danno atto che le specificità e la natura delle funzioni dirigenziali non consentono una mera trasposizione della vigente normativa relativa alle RSU del personale del comparto. In tale ottica, ritengono necessario avviare, quanto prima, un confronto volto ad individuare, nell’apposito accordo di definizione del regolamento elettorale, la composizione, le modalità, gli ambiti e le peculiarità della disciplina delle rappresentanze elettive della dirigenza”. Saranno pertanto le Organizzazioni sindacali e le Confederazioni della dirigenza a decidere se e in che modo la dirigenza stessa dovrà munirsi di organismi sindacali elettivi senza subire modelli esterni palesemente non congrui. Non era il CCNQ permessi e distacchi la sede per un dibattito sulla rappresentanza sindacale elettiva della dirigenza, fermo restando che in loro assenza dal 1.7.2014 l’entità dei permessi si ridurrà del 30%. E’ stata respinta la richiesta delle Regioni di estendere il taglio del 15% dei permessi ai dipendenti del SSN e delle amministrazioni locali, in analogia con quanto avvenuto nelle amministrazioni statali, come anche la clausola, sollecitata dal comitato di settore delle regioni, di utilizzare i permessi per le trattative aziendali.

Viene inoltre prevista la possibilità di compensare nell’anno successivo l’eccedenza di permessi e d i r i g e n t i occorsa in un anno solare. Altra questione è stata quella della flessibilità di utilizzo dei permessi e dei distacchi. Si è ottenuta una flessibilità dei permessi a livello aziendali entro un intervallo dai 37 minuti attuali a 60 minuti per ogni dirigente in servizio nel comparto SSN e Regioni (da 37 a 51 minuti nel comparto Statale che ha subito il taglio del 15% previsto dal “decreto Brunetta”). Le associazioni decideranno autonomamente il loro utilizzo se a livello aziendale o territoriale. Il tavolo ha rischiato tuttavia di incagliarsi perché la nostra richiesta di una maggiore flessibilità di utilizzo, volta anche a garantire una corretta fruizione delle prerogative sindacali a livello regionale non era stata recepita. COSMED che, disponendo della maggioranza relativa del tavolo costituiva componente indispensabile per la sottoscrizione, non soddisfatta della possibile reversibilità dei distacchi in ore di permesso ha subordinato la firma all’impegno in tal senso. Aran a quel punto ha inserito un ulteriore comma (articolo 10 comma 10): “Il dipartimento della Funzione Pubblica, a richiesta dell’associazione sindacale interessata, può valutare l’opportunità di trasformare i distacchi ottenuti per cumulo di permessi sindacali in permessi per la partecipazione ad organismi direttivi statutari di cui all’articolo 11 del CCNQ 7 agosto 1998”. Si è aperta pertanto una finestra di reversibilità. Tuttavia, vista la forma non automatica prevista, è stata inserita una nota a verbale da parte di COSMED che recita: “La confederazione COSMED mette a verbale che la firma definitiva del CCNQ è subordinata all’ottenimento della massima flessibilità possibile nell’utilizzo delle prerogative ed agibilità sindacali”. Entro il 13 settembre 2013 tutte le organizzazioni sindacali dovranno decidere quanti permessi lasciare a livello aziendale e quanti convertirli in distacchi. La COSMED dà atto ad Aran di aver profuso ogni sforzo per elasticizzare una materia che è vincolata da leggi e decreti cogenti che alimentano una burocrazia farraginosa. Tuttavia proporre modifiche legislative in materia significa esporsi, in questo momento politico, ad un elevato rischio di tagli. Per questo l’accordo che certamente mantiene e in parte migliora l’esistente, è stato giudicato meritevole di sottoscrizione.

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Fonte: intersindacale

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