Dopo settimane di 'braccio di ferro' e polemiche - costellate al contempo da una sonora bocciatura delle rivista scientifica Nature da un lato, e dai sit-in di protesta ancora in corso a Roma da parte dei malati che chiedono libertà di cura con le cellule staminali dall'altro - Davide Vannoni, presidente di Stamina Foundation (nella foto), ha sciolto le ultime riserve: ieri, come previsto, ha consegnato all'Istituto superiore di sanità (Iss) il protocollo del metodo Stamina che utilizza cellule staminali prelevate dal midollo osseo.
Potrà così partire l'attesa sperimentazione del metodo che, secondo il suo ideatore, sarebbe efficace nella cura di varie malattie neurodegenerative. Sembra così concludersi, almeno per ora, il percorso a 'stop and go ' che ha segnato la vicenda: il via libera alla sperimentazione, che durerà 18 mesi, è infatti arrivato dal Parlamento lo scorso maggio, con la previsione di uno stanziamento di 3 mln di euro. A luglio, però, il primo slittamento per la consegna del protocollo, a seguito della richiesta di una 'semplificazione ' dello stesso. Una Standardizzazione, in termini tecnici, portata a termine da Stamina, che però, a 48 ore dalla nuova data stabilita per la presentazione del metodo - il primo agosto, appunto - ha ventilato la possibilità di un nuovo stop. Punto di rottura alcune richieste avanzate da Vannoni ''a garanzia della trasparenza '', e rifiutate dal ministero, che gestirà la sperimentazione avvalendosi di Agenzia italiana del farmaco, Iss e Centro nazionale trapianti. Vannoni chiede, infatti, che venga prevista la presenza di una CRO, ovvero un'organizzazione internazionale di ricerca a contratto che monitori come soggetto super partes la sperimentazione, e che un esperto indicato da Stamina partecipi al Comitato scientifico che presiederà alla sperimentazione stessa, nominato dal ministro della Salute. Ulteriore richiesta è che si trovi una soluzione al problema dei malati in lista di attesa agli Spedali Civili di Brescia per ricevere le infusioni di cellule staminali col metodo Stamina, abilitando un secondo ospedale alla somministrazione del trattamento.
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Fonte: ministero della salute
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