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Il San Raffaele migliore ospedale. In coda la Federico II di Napoli

Sanità pubblica Redazione DottNet | 03/10/2013 12:44

E' il San Raffaele di Milano il migliore ospedale d’Italia. Nonostante scandali e debiti la struttura meneghina resta al top nel nostro Paese. In coda invece c’è il secondo Policlinico di Napoli, dove dopo le ferie estive non hanno mai più riaperto i reparti di oculistica e chirurgia plastica. Bene, dunque, Lombardia, Toscana, Veneto, Emilia e Piemonte regioni che tutto sommato riescono ad assicurare un’assistenza adeguata, seppur tra alti e bassi.

Nelle parti basse della graduatoria ci sono la Calabria, la Sicilia, il Lazio, il Molise, la Campania dove la situazione è al di sotto del livello accettabile. Desta allarme e preoccupazione la Campania, dove la scure dei tagli imposti dal Governatore Caldoro si è abbattuta in maniera devastante, tanto che in alcuni ospedali i dati sulla mortalità dei pazienti sono allarmanti. L’Agenas, l’agenzia nazionale per i servizi sanitari delle Regioni, ha pubblicato la ricerca sugli “esiti” dell’attività sanitaria del 2012, basata sulle schede di dimissione. I 1440 ospedali pubblici e convenzionati italiani sono stati classificati in base a una quarantina di indicatori, dalla mortalità per infarto, a quella per gli interventi cardiochirurgici o per l’ictus, dal tasso di cesarei a quello delle operazioni di colecisti in laparoscopia. In pratica, è una radiografia della qualità delle cure. L’agenzia ha preso in considerazione, per tutti gli indicatori, come sono andate le strutture delle Regioni italiane, cioè quali sono state nella media, oppure sopra o sotto. Risulta che la migliore, per qualità sanitaria, è la Toscana. Bissoni, a capo dell’Agenzia, però frena: “Non è una classifica degli ospedali italiani, ma un quadro che descrive lo stato dell’arte delle prestazioni ospedaliere”. Il Presidente dell’Agenas Giovanni Bissoni sottolinea che il Programma nazionale esiti che registra annualmente le valutazioni degli ospedali italiani in base ad una serie di indicatori, “non vuole essere una graduatoria. E questo non lo facciamo per non avvelenare il clima con le regioni, ma perché i dati elaborati sono difficilmente comparabili - specifica. Ciò non toglie, aggiunge, che quando vediamo che aree del paese sono troppo spesso in fondo alla lista, dobbiamo porci il problema”. Vediamo allora, come ha analizzato Repubblica, quali sono gli ospedali più efficienti e quelli più problematici. Tra i primi, 6 su 10 sono lombardi. Gli scandali non hanno ridotto la capacità assistenziale del San Raffaele di Milano, che resta la realtà con i numeri più lusinghieri. È tra le prime in Italia per gli interventi sull’aneurisma dell’aorta, ha il tasso di mortalità dopo operazioni cardiochirurgiche tra i più bassi d’Italia, ma anche per tumori allo stomaco e al polmone. Su 5 dei 15 indicatori prescelti rientra nelle prime venti posizioni. Lo seguono, poco distante, gli Spedali Civili di Brescia, quelli della discussa cura stamina, ma soprattutto dell’eccellenza in oncologia e in cardiochirurgia. Poi c’è l’azienda ospedaliera di Alessandria. Il Piemonte finisce così sul podio, anche se la sua sanità oggi è considerata in difficoltà (e infatti alcuni ospedali si trovano nelle classifiche negative).

I dati Agenas sono del 2012, dunque, frutto delle politiche e della programmazione degli anni precedenti. E veniamo alla Campania:  «Il Federico II pochi anni fa era il fiore all’occhiello della città, ora è ai minimi termini - sintetizza Luigi Mastantuono, segretario Cisl del policlinico al quotidiano - ci sono 2500 dipendenti tra personale medico e altro, di cui 140 precari con 14-15 anni di precariato, siamo sotto organico di 800 unità. Eppure sono stati nominati da poco sei capi dipartimento. Siamo ultimi nelle classifiche degli esiti? Non mi stupisce. Ci sono medici e personale che chiedono di andare in altri ospedali. La colpa non è del direttore generale, che si sta impegnando molto, ma dell’università, che non ci tutela come dovrebbe». Sono 5 le strutture campane tra le peggiori 10 d’Italia. Alcuni dati sorprendono. Se si guarda il tasso di cesarei, tra i 20 ospedali italiani che ne fanno di più ben 17 sono proprio campani. I numeri non hanno spiegazioni epidemiologiche, ma solo utilitaristiche. Negli anni i ginecologi hanno convinto le donne che il parto chirurgico è più sicuro. Così le cliniche incassano e i medici possono disporre del week end libero.  Accanto a questo lavoro di classificazione, più empirico, c’è quello scientifico di Agenas. Se nel primo la Toscana non figura con la stessa frequenza della Lombardia ai primissimi posti delle classifiche degli indicatori, il secondo rivela livelli alti di qualità su tutto il territorio, in maniera omogenea. A leggere i numeri dell’agenzia sembra essere in questo momento la realtà locale dove la sanità funziona meglio per i cittadini. Anche in questa valutazione la Campania è in fondo. Basta pensare che quasi in un quarto dei casi (24,5%) gli indicatori di esito delle sue strutture sono inferiori alla media. La Toscana si ferma all’8,6%, il Veneto all’11, l’Emilia al 12, la Lombardia e il Piemonte al 13. Vanno male anche Abruzzo (23%), Puglia (22%) e Lazio, Sicilia e Calabria (tutti al 19%). E non è un caso che queste ultime due conoscano più di altre il fenomeno dell’emigrazione sanitaria verso Milano, Bologna, Roma. Sempre le stesse regioni hanno un numero più alto di strutture con risultati di assistenza superiori alla media. La Toscana è in testa e tocca il 23%, seguono l’Emilia con il 19, e la Lombardia con il 17. Stanno al 10% o sotto l’Abruzzo, la Basilicata, la Calabria, la Campania, il Molise e la Puglia. L’Italia delle mille sanità.

Fonte: agenas, repubblica

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