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Assofarm, basta svendere farmacie pubbliche

Farmacia Redazione DottNet | 10/10/2013 11:21

I Comuni cessino di svendere le loro farmacie e ricomincino a investire in questa risorsa sociale. Per esempio approfittando delle opportunità concesse dal decreto “Cresci-Italia”, che concedeva loro il diritto di prelazione sulle cosiddette sedi soprannumerarie, in aeroporti, stazioni, centri commerciali eccetera.

E’ l’invito che Venanzio Gizzi, presidente di Assofarm, rivolge ai sindaci di tutta Italia in una lettera diffusa oggi. Nella quale non si esprime preoccupazione per le dimensioni del fenomeno “dismissioni” (che comunque coinvolge un numero crescente di municipi), quanto piuttosto per le logiche che sottendono tali vendite: sappiamo, scrive, che quando un’amministrazione mette sul mercato le sue farmacie lo fa per «esigenze di cassa», perché «quotidianamente stretta tra drammatici e crescenti bisogni di welfare e una progressiva riduzione delle risorse disponibili». Tali necessità, tuttavia, vengono per la maggior parte vanificate da aste di vendita che vanno deserte, a meno che i Comuni «non optino per una marcata svendita» che dissipa il patrimonio costruito negli anni con ingenti investimenti. Non solo: «Oggi» ricorda Gizzi  “il valore di mercato di una farmacia è ai minimi a causa degli attuali livelli di redditività», sui quali hanno inciso pesantemente gli interventi degli ultimi Governi.

Se le farmacie comunali non rendono più come un tempo, dunque, non è «per il venir meno di un loro ruolo sanitario locale, né per errori di gestione».

I Comuni, prosegue Gizzi, riflettano dunque sulle loro scelte anche perché oggi si avvertono segnali «di considerazione per la farmacia», l’ultimo dei quali arriva dalle conclusioni dell’avvocato generale della Corte di giustizia Ue Niels Wahl, che ai primi di settembre si era espresso per il monopolio della farmacia sulla fascia C. A giudizio di Assofarm, dunque, «gli spazi per un rilancio ci sono». E uno di questi arriva dalla norma del decreto “Cresci-Italia che consente «nuove aperture in alcuni spazi geografici di grande interesse, come stazioni ferroviarie, aeroporti, porti, aree di soste autostradali, centri commerciali». Si tratta, avverte Gizzi, «di occasioni che certo debbono essere studiate con grande attenzione, ma che in larga parte sono coerenti con i trend di mutamento della vita urbana dei cittadini».

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Fonte: Federfarma, assofarm

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