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Utifar, tanti interrogativi sul concorso farmacie

Farmacia Redazione DottNet | 10/10/2013 12:41

Ormai sono rimaste solo le province di Trento e di Bolzano a non avere ancora pubblicato il bando. I tempi non sono prevedibili e difficili da comprendere le ragioni. Per tutte le altre 19 regioni il bando è stato pubblicato, per così dire, a puntate e quindi contro la logica che avrebbe dovuto pretendere la pubblicazione contemporanea, non fosse altro per permettere ai candidati di scegliere le due sole regioni in cui partecipare.

Perché – forse non tutti lo hanno notato – chi ha partecipato in due regioni non ha potuto ritirare la domanda per partecipare in un’altra regione, perché la piattaforma informatica non ne consente il ritiro dopo la scadenza dei termini. Chi ha partecipato in Liguria ed in Piemonte, tanto per fare un esempio, non può ritirare la domanda della Liguria per partecipare al bando della Campania. Vi sembra razionale? La Liguria ha infatti pubblicato il bando il 31 ottobre 2012 con scadenza il 30 novembre 2012 mentre la Campania è stata l’ultima regione a pubblicarlo nello scorso giugno. C’è però un altro aspetto che getta un’ombra sinistra sul concorso, almeno in buona parte delle regioni. La legge (D.L. n. 1/12 convertito nella legge 27/12) prevede che le regioni, una volta pubblicato il bando, provvedano a nominare la commissione esaminatrice entro trenta giorni dalla pubblicazione. Si tratta di un termine ordinatorio mentre non lo è quello della conclusione dei concorsi, seguito dall’assegnazione delle sedi, entro un anno dall’entrata in vigore della legge di conversione e cioè entro il 24 marzo 2013. Non lo è perché la perentorietà del termine è contenuta nella previsione di nomina di commissario ministeriale quando sia trascorso infruttuosamente un anno dall’entrata in vigore della legge. Sono passati sei mesi dalla scadenza ed in nessuna regione si è presentato il commissario. Ma allora quale credibilità può avere un simile comportamento? Ma torniamo all’aspetto più preoccupante per la serietà del concorso: le commissioni. Alcune regioni hanno pubblicato sul BUR il provvedimento di nomina con i nominativi dei commissari, altre non l’hanno pubblicata sul BUR ma la determina è reperibile, anche se con fatica, sul sito della regione. Altre hanno nominato la commissione, ma la composizione è top secret. Potete cercare quanto volete sul sito della regione anche tramite i motori di ricerca ma non la troverete. I più determinati hanno allora telefonato in regione e, dopo mille tentennamenti e rimpalli tra un ufficio e l’altro, si sono sentiti dire che la composizione della commissione non viene resa pubblica per il timore che i membri vengano sottoposti a pressioni (sic!). Questa risposta mi è stata data personalmente dalle regioni Lombardia ed Emilia-Romagna. Si tratta di un atteggiamento aberrante sotto vari profili. Sotto quello logico perché gli stessi membri (che assumono la figura del pubblico ufficiale) non fanno segreto della loro nomina e così i più informati ne vengono a conoscenza, anche tramite il passaparola, a scapito di chi non riesce ad avere accesso all’informazione. Sul piano amministrativo in quanto in spregio alle più elementari regole della trasparenza, come recentemente ribadito da più di un provvedimento legislativo.

Ed infine perché potenzialmente in grado di occultare comportamenti penalmente rilevanti. Una tale negazione della trasparenza si somma quindi al comportamento di due regioni quali la Toscana e le Marche che hanno addirittura escluso dalla composizione della commissione il docente universitario. Il solo che non appartiene al ristretto entourage della politica farmaceutica regionale. La Toscana lo ha escluso con una legge del 2000 mentre le Marche, in modo mirato, con un articolo ad hoc, ancora prima che il bando venisse predisposto. La motivazione fornita dal responsabile del servizio farmaceutico fu quantomeno puerile: l’impossibilità di trovare un docente universitario disponibile, appartenente ai settori disciplinari previsti dal DPCM 298/94. Quanto denunciato getta così un’aria sinistra su questo bizzarro quanto frettoloso metodo di assegnazione delle nuove sedi sul quale, proprio a livello locale, si dovrebbe intervenire dall’interno della categoria pretendendo la trasparenza su ogni atto inerente il concorso. Se però molte commissioni non sono note, altre lo sono. Alcune regioni sono quindi da considerare virtuose per trasparenza, a conferma che quelle non trasparenti, che possiamo definire incappucciate come fossero composte da membri del Ku Klux Klan, nascondono o almeno fanno sospettare di nascondere intenti tutt’altro che chiari. La necessità di rimuovere questo vulnus nella trasparenza del concorso straordinario ci ha indotto a scrivere alle regioni inadempienti per invitarle a provvedere anche nel rispetto dei principi di trasparenza degli atti amministrativi contenuti nel recente decreto legislativo 14 marzo 2013, n. 33 che nell’art. 1 afferma come la trasparenza concorre ad attuare il principio democratico ed i principi costituzionali di uguaglianza, imparzialità e buon andamento, integra il diritto ad una buona amministrazione e concorre alla realizzazione di una amministrazione aperta, al servizio del cittadino. Si pensi che, in un ambito non certo meno rilevante come quello dei concorsi per i ruoli universitari, la composizione delle commissioni è sempre stata pubblicata sul sito del Ministero dell’Istruzione, dell’Università e della Ricerca. Rivolgendoci al Ministro della salute, si chiede perché nella piattaforma informatica non sia prevista la pubblicazione della composizione delle commissioni regionali. Pubblicarle sarebbe un atto in grado di ridare un po’ di fiducia ai tanti (oltre 29.000 domande delle quali più di 14.000 in forma associata) che hanno partecipato ai 19 bandi regionali e che ogni giorno si chiedono quale sia lo stato di avanzamento del concorso, in quanto i termini di legge sono ampiamente scaduti.

Maurizio Cini, vice presidente Utifar

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Fonte: utifar

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