Scaccabarozzi, l’industria farmaceutica usata come bancomat «Se fossero confermate le sorprendenti indiscrezioni, a cui vorremmo non credere, che circolano in questi giorni su ulteriori tagli alla farmaceutica, il Governo approverebbe, nei fatti, un piano tragicamente efficace: Destinazione Estero. L’esatto opposto del Piano “Destinazione Italia”.
In tal caso l’attuale coalizione – che dovrebbe avere i numeri e il coraggio per fare scelte forti anche in materia di sanità, tagliando le spese improduttive e le inefficienze e puntando sull’appropriatezza della spesa di tutti gli altri comparti – continuerebbe invece sulla strada dei precedenti Governi di sinistra e di destra. Con tagli che penalizzerebbero per l’ennesima volta le imprese del farmaco che investono nel Paese. Perché è proprio in questo contesto che le aziende a capitale estero sarebbero costrette a disinvestire e quelle a capitale italiano ad abbandonare i confini dell’Italia o addirittura a cessare le attività, con gravi danni all’occupazione e all’export.
Fonte: Farmindustria
La crisi investe anche il mercato dei medicinali
«Il mercato dei farmaci vive una fase di stallo e i canali alternativi alla farmacia, in assenza di una liberalizzazione organica e incisiva, non riescono più a garantire i prezzi competitivi di qualche anno fa sui farmaci senza obbligo di ricetta, completamente a carico del cittadino». È quanto emerge dall’inchiesta condotta da Altroconsumo sui prezzi dei farmaci e i canali di vendita. L’indagine ha scattato una foto precisa: tra aprile e giugno sono stati rilevati i prezzi di 69 farmaci da banco, i più noti e utilizzati, in dieci città (Milano, Roma, Torino, Napoli, Genova, Verona, Bologna, Firenze, Bari e Palermo). Sono stati coinvolti 139 punti vendita: 109 farmacie, 15 parafarmacie, 15 ipermercati. Quasi diecimila i prezzi raccolti per valutare quanto variano i prezzi di uno stesso farmaco nei diversi punti vendita di ciascun canale (farmacia, parafarmacia o ipermercato), stabilire quale di questi tre canali sia il più conveniente e capire come è evoluto il mercato. Gli ipermercati, pur aumentando i prezzi del 9,1 per cento in due anni, sono ancora il canale più conveniente: comprare i farmaci nella grande distribuzione costa circa il 14 per cento in meno rispetto sia alle farmacie sia alle parafarmacie. Queste ultime nell’ultimo biennio hanno aumentato i prezzi del 7,1 per cento, di fatto allineandoli a quelli delle farmacie. Altroconsumo, però, non si è limitato a fotografare la situazione, ma ha anche invitato i consumatori a continuare a esercitare un ruolo attivo nel districarsi tra i farmaci per risparmiare, per esempio optando sempre per il generico-equivalente, cercando di memorizzare il prezzo dei farmaci che si acquistano abitualmente, non facendosi problemi se il prezzo sembra troppo alto, a chiedere uno sconto o a cambiare punto vendita. «Se non si spezza il vincolo alla distribuzione la liberalizzazione non parte» è il commento conclusivo di Altroconsumo, che ha inviato i risultati dell’indagine ai ministeri dello Sviluppo economico e della Salute assieme alla richiesta di «interventi risolutori sulla distribuzione dei farmaci per il rilancio della concorrenza nel settore». Differente la lettura dell’indagine che arriva da Federfarma: «I risultati non mi sorprendono» osserva la presidente nazionale del sindacato, Annarosa Racca «e richiamano alla mente l’indagine presentata nell’agosto scorso dall’Autorità per l’energia, secondo la quale a dieci anni dalle liberalizzazioni i prezzi di luce e riscaldamento sono più alti sul mercato libero che non su quello tutelato. Quanto poi alle comparazioni, se la Gdo ha ancora prezzi di poco inferiori alle farmacie è solo perché non trattano tutte le referenze che dobbiamo trattare noi – con i costi che ciò comporta – e perché scaricano buona parte di questi ribassi sulle aziende fornitrici».
Fonte: altroconsumo, federfarma
Indagine sul web: solo un terzo degli italiani a favore dei vaccini
1.751 messaggi, postati su blog e social forum, raccolti tra gennaio e agosto 2013, questo il bacino di dati utilizzati nella ricerca sul social web realizzata da Eikon e commissionata da Pfizer. Ne risulta che il 52 per cento degli italiani a cui viene chiesto di esprimere un pensiero sulle vaccinazioni si dice contrario, mentre il 15 per cento esprime ancora perplessità. Quando si parla di immunizzazione, inoltre, si pensa ai bambini e c’è completa indifferenza, invece, nei confronti del vaccino in età adulta.
Fonte: pfizer
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