"l'indagine sulla sostenibilità del servizio sanitario nazionale condotta dalle commissioni Affari e Bilancio della Camera è quasi al termine. Stiamo accelerando i lavori e l'obiettivo è quello di approvare una relazione conclusiva prima dell'arrivo della Legge di stabilità al Parlamento, così da dare ai deputati uno spaccato della situazione e poter ragionare sui numeri".
Lo dichiara il Presidente della Commissione Affari sociali della Camera Pierpaolo Vargiu (Sc), che annuncia per la prossima settimana l'audizione del ministro dell'Economia Saccomanni, l'ultimo di una serie di incontri con gli interlocutori istituzionali della sanità italiana. La relazione, una volta in aula, dovrebbe esser da spunto per orientare le risorse laddove servono. "Se si continua a fare tagli lineari senza cambiare, il sistema rischia il collasso. "Non possiamo continuare a prender in giro i cittadini. Non scegliere significa scegliere di far saltare il sistema" spiega Vargiu sottolineando che "non abbiamo grandi risparmi da fare perché spendiamo meno di altri paesi europei, ma sicuramente possiamo spendere meglio". Le soluzioni non mancano. "Si può risparmiare in medicina difensiva se si interviene sul rischio clinico - spiega - si può risparmiare sulle polizze dei professionisti se si pensa ad un diverso sistema assicurativo. Si deve intervenire sulla rete di assistenza territoriale per far sì che i malati cronici non vengano curati in ospedale per acuti, mentre per i ticket si può riprendere in considerazione una franchigia proporzionale al reddito. Infine una maggiore informatizzazione aiuterebbe a ridurre prestazioni inappropriate mentre e risparmi potrebbero arrivare anche da un'azione di prevenzione e modifica degli stili di vita". Su questo bisogna intervenire, "dopo un serio confronto tra le parti", se si intende mantenere una sistema equo e universale, "altrimenti diciamo che non possiamo permetterci la Porche perché consuma troppa benzina".
Sumai: ''La sanità italiana potrebbe costare il 10-20% in meno, se solo si adottassero i provvedimenti legislativi necessari, sull'appropriatezza delle terapie e il trasferimento della presa in carico dei malati dall'ospedale al territorio'': ne è convinto Giuseppe Nielfi, presidente del Sumai (Sindacato unico di medicina ambulatoriale), che ne ha parlato alla presentazione della ricerca 'What patients want. La voce di pazienti, farmacisti e medici' a Milano. Tante le voci da cui si potrebbero recuperare fondi, senza dover procedere a tagli lineari, secondo Nielfi. ''Basti pensare che la spesa per i ticket per la differenza tra il costo del farmaco generico e quello di marca è di 1 miliardo di euro - spiega -. Oltre a questo potenziale miliardo di risparmio, si potrebbero recuperare altri 10 miliardi se si riuscisse ad evitare la medicina difensiva, e 4-5 dall'appropriatezza terapeutica''. Ma, conclude Nielfi, ''è più facile tagliare che prendere i provvedimenti che servono a migliorare la qualità del servizio sanitario. Quella dei tagli lineari non è però la strada da seguire''.
Snami:Angelo Testa, presidente nazionale dello Snami non ha dubbi: “Penso sia il solito gioco della politica, tragico in questa circostanza, dell'imbonimento sul bicchiere mezzo pieno. Si spara grosso approssimando ad arte per eccesso sui tagli poi si media su una via di mezzo e si arriva a togliere dal cilindro una mezza voragine che dovrebbe paradossalmente accontentare per aver evitato una voragine intera. Gli enti locali e la sanità non possono ulteriormente fare una cura dimagrante perché sono già all'osso e non c'è più carne che possa essere spolpata. Le regioni e il ministro Lorenzin hanno ragione nel gridare a gran voce che la sanità ha, negli anni ed in questi ultimi tempi, già dato per il risanamento dei conti pubblici e che i servizi sanitari ai cittadini vengono erogati sul filo del rasoio. Subito dopo si va giù nel baratro”. “Non diminuiranno solamente i servizi erogati ai pazienti – incalza Testa - ma inesorabilmente andrà di mezzo la qualità dei pochi servizi rimasti e le condizioni del lavoro di medici e operatori sanitari. E' immorale che si continui a sparare sulla sanità e non si vadano a scovare ruberie e sprechi della malapolitica che, oltre aver lottizzato la sanità come propria riserva di caccia ricavandone panieri colmi di consensi elettorali, oggi vorrebbe farne scempio a colpi di kalashnikov”. Conclude il leader dello Snami, idealmente rivolgendosi al premier Enrico Letta: “Noi medici siamo tanti e forse mai motivati come in questo momento. Se continuerete a devastare il sistema sanitario pubblico con ulteriori tagli il sistema non potrà reggere e sarà inevitabile un crollo irreversibile. Ci attiveremo con impegno in tutte le maniere e sedi perché se andrà in porto questa vergognosa esecuzione, alle prossime elezioni i Medici avranno memoria lunga e non voteranno e non faranno votare per i partiti carnefici della sanità italiana”.
Cipomo: "Prima di fare danni irreparabili al più importante patrimonio che ci accomuna, il nostro Servizio Sanitario, bisogna sapere che della sanità abbiamo e avremo sempre più bisogno". Lo afferma Gianpiero Fasola (Presidente del Collegio Italiano dei Primari Oncologi Ospedalieri - CIPOMO) commentando i tagli alla sanità previsti dalla Manovra Finanziari alla quale sta lavorando il governo. Secondo Fasola "è comprensibile che il Governo persegua risparmi di spesa, unica via per non aumentare ancora la pressione fiscale che soffoca lo sviluppo". "E' anche comprensibile che qualsiasi settore interessato protesti - prosegue il Presidente - e chieda di guardare altrove. Proprio per questo però bisogna stare ai fatti: il Servizio sanitario nazionale è l'unico servizio pubblico in Italia che costa meno della media dei Paesi del mondo occidentale ed ha (in analisi indipendenti) buone performance complessive in termini di esiti". Secondo Fasola ci sono settori dove la spesa pubblica "è più alta della media europea con un rendimento pessimo in termini di efficienza ed efficacia, talora censurato dall'Unione Europea. L'aziendalizzazione e la regionalizzazione introdotte negli anni '90, nonostante alcune storture e difformità, hanno funzionato". "Proviamo ad introdurre questi principi anche nella amministrazione dell'Istruzione o della Giustizia e, soprattutto, proviamo a vedere se abbiamo davvero bisogno di 8000 comuni e oltre 100 province per vivere" conclude Fasola.
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Fonte: sumai, snami
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