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Pensioni, l’Enpam applica gli adeguamenti. Le ipotesi Inps

Previdenza Redazione DottNet | 11/11/2013 18:17

I pensionati dell’Enpam, a differenza dei loro colleghi iscritti all’Inps e all’ex Inpdap, hanno continuato sempre a godere dell’adeguamento delle loro pensioni al costo della vita. I provvedimenti adottati dal Governo e dal Parlamento in materia di blocco della perequazione riguardano infatti solo l’Inps e l’ex-Inpdap, ma non toccano la maggior parte delle Casse dei professionisti.

 I regolamenti dei fondi Enpam prevedono che le pensioni vengano rivalutate ogni anno in misura pari al 75 per cento dell’indice Istat, fino al limite di 4 volte il trattamento minimo Inps e del 50 per cento dell’indice per la quota eccedente, senza alcun tetto. Nel 2012 le pensioni sono state maggiorate del 2,03 per cento nella prima fascia e dell’1,35 per cento nella seconda fascia. Quest’anno, a fronte di un’inflazione più elevata, gli incrementi saranno maggiori e saranno pari al 2,25 per cento per la prima fascia (cioè fino a 2.084,33 euro lordi mensili) e all’1,50 per cento per la seconda. La rivalutazione decorre dal 1° gennaio di ciascun anno, ma viene materialmente applicata sul rateo di marzo, con pagamento degli arretrati dei due mesi precedenti.

Per quanto riguarda le altre pensioni, comprese quelle degli ospedalieri, l’attuale Ddl di Stabilità prevede per il 2014-2016 l’indicizzazione completa: al 100%, per assegni fino a tre volte il minimo (1.

500 euro al mese), al 90% da 1.500 a 2mila euro, al 75% fino a 2.500 euro e al 50% fino a 3mila euro. Si parla adesso di cambiare la norma, anche se non sono state ancora definite le modalità: le indiscrezioni si riferirebbero tuttavia di un’intesa raggiunta in commissione e soprattutto ad una precisa volontà di intervenire con un emendamento del governo (ipotesi che prende corpo anche in virtù delle dichiarazioni di Letta di domenica). Sarebbe, quindi, possibile l’indicizzazione al 100% fino a 3mila euro al mese, oppure di ipotesi di rimodulazioni intermedie in virtù del fatto che le pensioni sopra i 1.500 euro al mese sono ferme dal 2012, quando la rivalutazione era stata bloccata dalla riforma delle pensioni targata Fornero.

Secondo l’Istatnel 2011 il 5,2% dei pensionati era nella fascia più 'ricca', sopra i 3 mila euro di reddito da pensione al mese. Si tratta di 861 mila persone, che assorbono 45 miliardi di euro l'anno, il 17% della spesa totale, poco meno di quanto sborsato (51 miliardi, 19,2%) per i 7,3 milioni, il 44% dei pensionati, sotto i mille euro. Insomma meno di un milione di teste che, in termini di spesa pensionistica, vale quasi come più di sette milioni di persone, quasi la metà del totale. Forte è il divario tra donne e uomini, quest'ultimi rappresentano il 76,3% dei pensionati over tre mila euro al mese, quasi otto su dieci. Se si fa il confronto con l'anno precedente, sempre in base alle ultime tavole pubblicate dall'Istat a fine ottobre, si scopre che nel 2011, anche se il numero dei pensionati in Italia è diminuito di 38 mila unità, il gruppo che percepisce più di tre mila euro mensili è salito di 85 mila (+10,9%), con un aumento della spesa di 4,6 miliardi di euro. In generale c'è una tendenza alla 'migrazione' dei pensionati verso classi d'importo maggiore, spiegabile sia con la perequazione annuale, sia con il fatto che il valore medio delle nuove pensioni è maggiore di quello delle cessate. Infatti sempre nel 2011 si è verificata anche una diminuzione dei pensionati sotto i mille euro (di quasi 250 mila teste, -3,3%). Occorre ricordare come si stia parlando di pensionati e non di pensioni, e una persona può essere titolare di più trattamenti (pensioni di vecchiaia, invalidità, sociali e altro). La distribuzione dei pensionati per classe d'importo risente infatti della possibilità di cumulo di uno o più trattamenti sullo stesso beneficiario. Sempre nel 2011 risulta che quasi un quarto dei pensionati è destinatario di un doppio assegno. Probabilmente con il blocco dell'indicizzazione e gli altri cambiamenti che hanno toccato il mondo delle pensioni dalla fine del 2011 qualcosa oggi è cambiato, ma si tratta comunque di dati consolidati, riflesso di situazioni che permangono negli anni.

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Fonte: enpam, istat

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