Può la farmacia gestire il malato cronico? La riposta arriva dal convegno “Farmacia 2020. La compliance in farmacia quale obbiettivo professionale del farmacista nella gestione del malato cronico” organizzato da Federfarma Catanzaro e dalla GlaxoSmithKline.
“La legge sui nuovi servizi in Farmacia (153/2009) – ha detto Vincenzo Defilippo presidente di Federfarma Catanzaro - ha di fatto ridisegnato un ruolo diverso per la farmacia all’interno del Sistema Sanitario Nazionale. Un ruolo che deve essere ancora sostenuto e sviluppato attraverso il concreto inserimento della professionalità dei farmacisti all’interno dei processi di decentramento sanitario in generale e di quello della gestione della cronicità sul territorio in particolare. Al di là delle decisioni politico istituzionali però il farmacista può attivare e concretamente utilizzare la propria professionalità su questo tema già da oggi, individuando all’interno delle patologie croniche le attività professionali dirette ed indirette che possono essere esercitate affinché il cliente –utente-paziente possa trovare in esse un punto fermo di counseling continuato nel tempo. La farmacia può svolgere un ruolo importante su questo fronte. In parte già oggi questa attività viene svolta dai farmacisti che conoscono i propri pazienti, soprattutto quelli più assidui, quali sono gli anziani. Sanno quali farmaci assumono e possono intervenire per evitare sovrapposizioni dannose. Tale intervento può essere però strutturato meglio e reso più articolato, mettendo in grado la farmacia di monitorare i singoli pazienti cronici e verificarne la compliance”. “Affidare alla farmacia – ha proseguito Defilippo - i pazienti cronici in politerapia del proprio territorio di riferimento, attraverso un meccanismo di “presa in carico”, consentirebbe al farmacista di registrare, meglio su un supporto informatico (quale il fascicolo sanitario elettronico, che dovrà contenere una sezione apposita per i farmaci, chiamata dossier farmaceutico), i medicinali via via assunti, verificare in base ai consumi il rispetto delle terapie, contattare il medico in caso verifichi casi di mancata assunzione o di errore. L’intervento periodico del farmacista a casa del paziente in tutto o in parte non autosufficiente consentirebbe una verifica stringente del rispetto della terapia. Attività questa particolarmente utile nel caso di pazienti affidati a badanti straniere che non conoscono bene l’italiano e possono essere indotte in errore. L’attività di controllo delle terapie rientra nell’ambito della pharmaceutical care, cioè del processo di cura farmacologica affidato al farmacista, che è stato sviluppato in ambito anglosassone e che, dove è stato sperimentato, ha prodotto risultati importanti. Il miglioramento dell’aderenza alle terapie, in caso di intervento del farmacista, è dimostrato, come anche il risparmio per il sistema.
Fonte: federfarma
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