Da una farmacia di dispensazione a una farmacia di relazione. E’ l’evoluzione da intraprendere per inserire stabilmente i presidi dalla croce verde nel livello delle cure primarie, cui i progetti di riforma della Sanità pubblica affidano la deospedalizzazione del Ssn. Questo il messaggio proveniente da Catania, che lunedì sera ha ospitato il primo convegno del “tour” in cinque tappe sulla pharmaceutical care organizzato da Federfarma in collaborazione con Gsk.
Sotto i riflettori la recente ricerca del Pcne sui nuovi servizi in farmacia, coordinata per l’Italia da Giancarlo Nadin, docente di marketing alla Cattolica di Milano. «Lo studio» ha spiegato Nadin nel corso della serata «dimostra che per i titolari si aprono spazi interessanti di connessione con gli altri operatori delle cure primarie, a patto però che professionalità e specializzazione divengano le chiavi del cambiamento». La considerazione trae spunto dai dati finali della ricerca: le risposte fornite dai farmacisti dimostrano che in Italia esistono tre tipi di farmacia, quella ancora ancorata alla sola dispensazione, quella che offre servizi occasionali e infine quella che si è radicata saldamente nei servizi. La grande maggioranza appartiene ancora al primo gruppo, una sparuta minoranza all’ultimo. «Eppure» ha detto ancora Nadin «il futuro è delle farmacie che puntano sulla relazione anziché sulla dispensazione». Una spinta sempre più marcata verso il modello dei servizi professionali, infatti, accrediterà la farmacia da un lato come generatrice di risparmi per la collettività (con conseguente riconoscimento del valore creato) e dall’altro assicurerà ai titolari i benefici connessi a una relazione più forte e profonda con il paziente. «Si pensi per esempio» ha concluso Nadin «ai malati di diabete: in media ciascuno di loro spende ogni anno 1.500-1.800 euro, soltanto una parte dei quali in medicinali».
Ma l’urgenza di una virata decisa verso la farmacia di relazione è suggerita anche dai cambiamenti in atto nel mercato farmaceutico: come ha ricordato Steno Sofio, Business development manager di Gsk, si riduce l’intensità con cui l’industria produce nuovi farmaci ma quelli che si lanciano sono sempre più spesso progettati per cure personalizzate, che richiedono un monitoraggio e un’assistenza assidua del paziente.
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Fonte: federfarma
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