Tenere sempre al banco una quantità ridotta di contante, mediante frazionamenti o casse inviolabili. Lasciare vetrine sgombre da cartelli, espositori e vetrofanie, in modo che da fuori si veda sempre quanto accade all’interno. Installare un buon impianto di videosorveglianza magari collegato alle centrali di polizia e carabinieri, perché se in pochi anni le banche sono riuscite a ridurre drasticamente le rapine ai loro danni è proprio grazie a questi sistemi di prevenzione. Poggia su queste tre semplici norme la prevenzione che le farmacie dovrebbero mettere in campo per contrastare malviventi e criminali.
A riassumerle il questore di Milano Luigi Savina, che ha incontrato i farmacisti del capoluogo lombardo per parlare di sicurezza. Organizzato dal sindacato milanese dei titolari, l’appuntamento, si legge su Filodiretto, è servito anche a ricordare gli sforzi compiuti dalle forze di sicurezza: «Nel 2013» ha ricordato il questore «il 71% delle rapine ha avuto come epilogo l’arresto dell’autore. Un anno prima erano il 56%, non si può dire quindi che l’attenzione di polizia e carabinieri sia diretta altrove». La prima domanda da porsi, quindi, è perché i criminali preferiscano le farmacie. Per Savina la risposta si riassume in una valutazione probabilistica: il rapinatore privilegia i colpi che fruttano sufficiente denaro e sono di veloce esecuzione perché si riducono i rischi, in farmacia queste due condizioni sono abituali. Ed ecco allora che il trucco sta nel far saltare la combinazione, aumentare l’alea riducendo la “profittabilità” della rapina.
Di qui i tre consigli base da mettere in campo. Primo, ridurre il contante che c’è in cassa. «Basta anche solo frazionare il denaro in più punti» ha spiegato il questore «il bandito si limita al mordi e fuggi, se si porta via mille euro ha fatto il suo bottino ma se esce con 200 o 300 euro al massimo il rischio per lui comincia a essere insostenibile e allora rinuncia per cercare altre vittime. Una soluzione può anche essere quella della cassa inviolabile, a patto però che sia inviolabile sul serio». Secondo consiglio, tenere sgombre le vetrine per fare in modo che i passanti vedano sempre ciò che accade all’interno: «L’esperienza» ha sottolineato il questore «dice che le farmacie senza visuale dall’esterno sono le più aggredibili. Quindi niente cartelli o vetrofanie e interni ben illuminati». Certo, per molte farmacie le vetrine affollate sono la diretta conseguenza di spazi interni ridotti, ma la sicurezza deve avere la precedenza. «Queste misure non sono permanenti» ha detto Savina «hanno senso rispetto al particolare momento». L’alternativa potrebbero essere i monitor esposti in vetrina, ma la privacy ostacola. «Possiamo provare a chiedere al Garante un’autorizzazione temporanea come è stato fatto in passato per alcune banche» ha ipotizzato il questore «ma prima va dimostrato che il punto vendita è ad alto rischio di rapina. Ci proveremo».
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Fonte: federfarma, filodiretto
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