Il 40,9% degli italiani, 1 su 4, ritiene ''inadeguato'' il proprio servizio sanitario regionale, percentuale che sale al 50,3% per gli abitanti del Centro e al 57,6% al Sud. E' quanto emerge dal Rapporto 2013 del Censis sulla situazione sociale del Paese. Gli italiani, si nota nel Rapporto, appaiono però divisi nel giudizio sul servizio sanitario, con una netta divisione tra il Nord che ne afferma l'adeguatezza (il 49,6% nel Nord-Ovest e il 54,5% nel Nord-Est) e il Centro e soprattutto il Sud che invece li considerano in misura maggiore inadeguato.
Questo dato, unito all'aumento della compartecipazione della spesa (quella per i ticket sui farmaci è cresciuta del 117,3% dal 2008 al 2012) e della spesa privata tout court e al giudizio sull'adeguatezza della copertura farmaceutica (a fronte dell'aumento di spesa non si percepisce un aumento della copertura garantita dal Ssn per i farmaci di sui si ha bisogno), rappresenta ''un importante segnale di una progressiva contrazione di fatto della copertura pubblica che, per le zone del Paese con situazioni di offerta più precaria e per le fasce più deboli, può tradursi anche in un rischio di uscita dal servizio pubblico''. Nel frattempo c'è un altro elemento che rischia di ''scardinare l'organizzazione del sistema di welfare italiano'' ed è l'aumento delle persone che vivono sole, ormai oltre 7,5 milioni (cresciute di quasi 2 milioni in 10 anni, registrando un +36,6% rispetto al 2002). Sei italiani che vivono soli su 10 non hanno scelto di farlo, anche se nella fascia fino a 34 anni oltre l'83% dichiara di farlo per libera scelta, percentuale che scende al 16% tra gli over 65. L'impegno e la qualità delle risorse umane sono ''fattore strategico di qualità e anche di efficacia dell'attività sanitaria'' e ''intervenire per migliorare il benessere dei lavoratori nelle istituzioni sanitarie significa ottenere importanti risultati anche in termini di efficacia, efficienza, produttività e qualità percepita dall'utente.
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Fonte: censis
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