Altro che risorse in più alle Regioni, il governo dovrebbe commissariarle in massa per sperpero di denaro pubblico e lesione del diritto alle cure. Voce decisamente fuori dal coro quella che arriva da Federanziani e dal suo presidente, Roberto Messina: il primo problema del Ssn non è rappresentato dall’insufficienza di risorse ma dalle amministrazioni regionali, «il nemico numero uno dei cittadini per quanto concerne la Sanità».
La riflessione è conseguenza dei dati presentati a Roma da Sic-Sanità in cifre, il centro studi di Federanziani, nel tradizionale Compendio che a fine anno fotografa costi e performance del Ssn. Il quadro che ne risulta evidenzia stridenti contraddizioni: in dieci anni, tra il 2001 e il 2011, la spesa sanitaria è cresciuta del 48%, da 76 a 112,3 miliardi di euro, ma non per colpa dei malati che crescono o di un’assistenza più estesa, perché nello stesso periodo la popolazione è calata dell'1,55% e le giornate di degenza sono scese soltanto nel 2009 da 73 a 69 milioni circa. Invece, nello stesso anno i dipendenti del Ssn sono aumentati di 7.624 unità (per poi restare sostanzialmente stabili grazie al blocco del turn over) e soprattutto persistono gli sprechi su spese di Asl e ospedali come lavanderia, pulizia, materiali di guardaroba, prodotti alimentari e mensa, utenze telefoniche, riscaldamento e premi assicurativi. Ogni anno, è la valutazione del centro studi, si registrano in media inefficienze pari al 35% della spesa sostenuta, ossia più di 4 miliardi di euro. «Gli sprechi e le inefficienze delle Regioni» ha detto ancora Messina «danneggiano il diritto alle cure e l’accesso ai farmaci».
Fonte: federanziani, federfarma
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