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Stamina, rischio mucca pazza dalle infusioni. Cattaneo: una truffa

Sanità pubblica Redazione DottNet | 19/12/2013 16:39

Nelle infusioni del metodo Stamina ideato da Davide Vannoni "non ci sono cellule staminali" e tra i rischi vi è quello di contrarre il morbo della mucca pazza. E' quanto emerge dai verbali dei carabinieri dei Nas e dal parere del comitato di esperti nominato dal ministero della Salute, secondo quanto pubblicato oggi su La Stampa.

Nel metodo, afferma il comitato scientifico secondo quanto riportato dal quotidiano, "la popolazione cellulare che si ottiene non è purificata, non è omogenea, non è una popolazione di cellule staminali". Inoltre, sempre per il comitato, non c'è nulla che dimostri la trasformazione delle cellule del midollo osseo in cellule neuronali con finalità terapeutiche. I documenti, scrive La Stampa, "da un lato confermano quanto già trapelato, come il rischio di trasmissione di malattie infettive per assenza di controlli delle cellule del donatore, ma dall'altro rivelano altri rischi per i pazienti, come quello della Bse". Nell'articolo si fa riferimento al verbale del 2012 successivo alla chiusura dei laboratori degli Spedali civili di Brescia dove si coltivavano le cellule Stamina, a seguito della visita ispettiva dell'Agenzia italiana del farmaco. Emerge inoltre che sarebbe utilizzato nell'ambito del protocollo Stamina anche siero bovino per la coltura delle cellule: ciò non è vietato purché il siero provenga da animali di Paesi privi di Bse ma, afferma il comitato scientifico di esperti, "nessuna di queste informazioni è presente nei documenti pervenuti" da parte di Stamina Foundation. ''Avremmo voluto avere accesso ai dati dei pazienti in trattamento a Brescia con il metodo Stamina, ma ci è stato detto che non era questo il compito del comitato scientifico''. Lo afferma Maurizio Scarpa, pediatra all'Università di Bologna e membro del comitato di esperti nominato dal ministero della Salute, ribadendo che la conclusione alla quale il comitato è giunto è la mancanza di scientificità del protocollo presentato da Davide Vannoni. 'Come comitato - spiega Scarpa, in riferimento ai dati dei verbali dei Nas - non abbiamo potuto effettuare alcun tipo di test e non era nostro compito analizzare i dati raccolti dagli Spedali Civili di Brescia'', dove vari malati sono in trattamento con Stamina, e ''non abbiamo avuto accesso nè ai dati di Brescia nè dei Nas''. Infatti, precisa, ''il nostro compito era analizzare la scientificità e la sicurezza del protocollo cartaceo presentato da Vannoni, identificare i possibili siti di produzione delle linee cellulari e le malattie sulle quali applicare il protocollo stesso. Non abbiamo dunque fatto alcuna analisi chimica del prodotto, nè dato valutazioni circa la presenza o meno di cellule staminali in esso''. Il comitato, ha quindi sottolineato Scarpa, ''ha lavorato in scienza e coscienza: la conclusione cui siamo giunti è che il protocollo presentato non ha elementi di sicurezza tali da poter dire che sia senza pericoli per i pazienti, e che non ci sono elementi che dimostrino la differenziazione delle cellule in cellule neurologiche''. E' ''incomprensibile'' il silenzio del ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, sul caso Stamina e ''sta trasformando un segreto commerciale indebito in un segreto di Stato'': è il commento di uno dei massimi esperti internazionali di cellule staminali mesenchimali, Paolo Bianco, dell'università Sapienza di Roma, ''E' incomprensibile che il ministro non renda noto integralmente ciò che è stato pubblicato oggi'', ha detto Bianco. ''Non c'è nessuna ragione al mondo per mantenere il segreto su temi così urgenti per l'interesse pubblico e per quello dei malati''.

Che ''il metodo Stamina non esiste era noto fin dal luglio scorso'', ha proseguito Bianco riferendosi all'articolo che sulla rivista Nature dimostrava che i dati presentati dalla Fondazione Stamina erano un falso scientifico. Ma alla luce di quanto emerge dai documenti dei Nas e della Commissione di esperti chiamati dal ministero della Salute ad esprimere un parere sul metodo Stamina, ''ai fini della chiarezza alla quale il ministro ha fatto appello in questi giorni - ha rilevato l'esperto - l'unica cosa da fare è dire come stanno le cose, che è il vero mandato del Parlamento''. 

Una truffa colossale: Nessuna scienza dietro la vicenda Stamina, ma solo ''ciclopici interessi internazionali'' che progressivamente potrebbero portare al fallimento del nostro Servizio Sanitario Nazionale. E' il commento della senatrice Elena Cattaneo, direttrice del Laboratorio cellule staminali dell'università di Milano, riguardo agli sviluppi piu' recenti della vicenda. Quella emersa dai documenti del Comitato di esperti del ministero della Salute è una situazione nota da ''oltre un anno'' al mondo della ricerca, ha rilevato Cattaneo. ''Abbiamo sempre detto - ha aggiunto - che le preparazioni Stamina contengono solo detriti cellulari, per giunta pericolosi, come succede sempre quando si inietta qualcosa di inutile''.  Non c'è quindi ''nessuna scienza, nessuna medicina, solo incompetenza, spregiudicatezza, inganni, con cui si intrecciano ciclopici interessi internazionali che puntano ad usare Stamina come testa di ponte, cercando anche di screditare gli scienziati italiani che si oppongono a questo scempio, per poi sostituire Stamina con altri preparati magari meglio prodotti ma egualmente inutili. E far sì che questi penetrino gli ospedali italiani e ottengano il rimborso del Ssn, impiantando cose in pazienti prima del tempo, prima delle prove, senza un briciolo di razionale ma facendo un gran business ai danni del Ssn e dei malati''.  Su queste operazioni, ha proseguito la senatrice ''i vertici istituzionali e il Governo dovrebbero porre la massima attenzione perché i rischi che stanno facendo correre al Paese sono enormi, grazie anche alle incomprensibili sentenze dei tribunali. Il rischio - ha aggiunto - è che Stamina e surrogati simili portino al fallimento del nostro Servizio Sanitario Nazionale".  Cattaneo rileva inoltre che i ricercatori italiani hanno esaminato ''50 manoscritti presenti in letteratura, nei quali si parla di tentativi di generare neuroni da staminali mesenchimali. E' una letteratura di basso profilo e i tentativi sono tutti fallimentari. Chi fa scienza sa bene che un cambio di morfologia non significa nulla, che una proteina che si accende non qualifica le cellule come neuronali, sappiamo bene che quei trattamenti sono solo citotossici cioè provocano la morte delle cellule''. Tuttavia, prosegue, ''alcuni laboratori italiani ci hanno comunque riprovato e non esce nessun neurone. E supponiamo anche che si formino neuroni: ma cosa pensate che succeda dopo l'iniezione di queste cellule in vena o intratecale? Moriranno.  Insieme al nostro Servizio Sanitario Nazionale. Quando andremo in ospedale ci dovremo portare le siringhe e le garze da casa oltre che gli strumenti per operarci. Perché il Ssn non ci sarà più".

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Fonte: Stampa, ansa

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