La prima mossa fu inutile anche se non necessariamente dannosa: sulle prime, cercarono di capire se il paziente avesse assunto droga, tanto per verificare se si trovavano di fronte a un tossico, uno che in fondo se l’era andata a cercare. Una mossa inutile - si legge ora - anche se non dannosa, perché la morte del paziente sarebbe arrivata dopo, di fronte ad una condotta medica ritenuta tutt’altro che tempestiva.
Eccolo uno dei retroscena legati al decesso di Andrea Colace, un ragazzo di 23 anni deceduto il 10 luglio del 2010, dopo un incidente stradale e un ricovero in ospedale, al Fatebenefratelli prima e al Cardarelli poi.
Ed è su quanto avvenne nel nosocomio posillipino che oggi tornano ad accendersi i riflettori della Procura, in seguito a un provvedimento firmato dal gip Francesco Cananzi, che ha respinto la richiesta di archiviazione sostenuta di recente dalla Procura. Tecnicamente si tratta di una imputazione coatta, dopo una doppia richiesta di archiviazione, sempre rigettata da parte del giudice. Omicidio colposo è l’accusa su cui insistono oggi le indagini, l’obiettivo è capire se è stato fatto il massimo per salvare la vita di un ragazzo di 23 anni. Studiava, amava la moda, faceva il fotomodello, aveva anche un book fotografico. Una vita bella e normale, la ragazza, gli amici, lo scooter. Siamo tra il 9 e il 10 luglio del 2010, quando Andrea è alla guida del ciclomotore, sbanda a va a sbattere contro un dissuasore. Quello che accade nelle ore successive, tra Fatebnefratelli e Cardarelli (dove arriverà quando la situazione appare oggettivamente compromessa) è ancora materia di indagine. Ma seguiamo il ragionamento fatto dal gip Cananzi nel disporre l’imputazione coatta sul caso di Andrea Colace. Al Fatebenefratelli, i medici si trovano di fronte un caso di trauma epatico, una situazione grave ma non scontata, per la quale è prevista una mortalità del 65% dei casi. Sulle prime, gli vengono somministrati farmaci antagonisti degli oppiacei - «ricerca non dannosa ma inutile» - di fronte alla omissione che oggi viene contestata: una omissione che consisteva nel non aver realizzato tempestivamente il packing, in modo da trasferire il paziente in un centro più specializzato. Ma rivediamo la cronaca di quell’alba posillipina. Giunto alle cinque del mattino in ospedale, passano cinquanta minuti, tempo ritenuto decisivo per realizzare interventi che avrebbero potuto mantenere in vita il ragazzo. «Orbene - si legge nella imputazione coatta - i chirurghi presenti all’arrivo del paziente e quelli reperibili tardano l’intervento di packing (fondamentale per la rilevazione dell’entità del trauma e/o il trasferimento immediato).
Se l’articolo ti è piaciuto inoltralo ad un collega utilizzando l’apposita funzione
Fonte: Il Mattino
Più formazione per vincere sfida arresto cardiaco improvviso
I vaccini sono adattati alla variante JN.1. Possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri
Bellantone: "la sicurezza dell’assistito è un pilastro fondamentale della qualità delle cure ed è un diritto inalienabile di ogni persona"
"Uso corretto delle risorse non avviene in tutte le regioni"
Più formazione per vincere sfida arresto cardiaco improvviso
I vaccini sono adattati alla variante JN.1. Possibile la co-somministrazione dei nuovi vaccini aggiornati con altri
Bellantone: "la sicurezza dell’assistito è un pilastro fondamentale della qualità delle cure ed è un diritto inalienabile di ogni persona"
"Uso corretto delle risorse non avviene in tutte le regioni"
Commenti