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Più competenze agli infermieri. Ma arriva il no dei sindacati medici

Sanità pubblica Redazione DottNet | 08/01/2014 16:15

Più competenze agli infermieri: ma i medici si oppongono. Il riordino delle professioni sanitarie è tornato di nuovo al centro dell'attenzione con l'obiettivo di dare più spazio ai paramedici e liberare così dall'eccessivo lavoro i camici bianchi.

 

Ci aveva provato l'ex ministro Balduzzi e adesso ci sta lavorando Beatrice Lorenzin aprendo il tavolo sul tema dell’Implementazione delle competenze delle professioni sanitarie e introduzione delle specializzazioni, promosso dal ministero della salute. La reazione delle rappresentanze sindacali dei medici non si è fatta attendere puntando il dito contro gli “infermieri simil medici”, con il duplice scopo di tutelare anche le altre categorie professionali affini preoccupate di ciò che potrebbe accadere con la rivisitazione delle competenze infermieristiche . Facendo un passo indietro, nel 2011 si avviò il dibattito in materia, e in quell'occasione l’ordine dei medici di Bologna aveva dichiarato guerra alla delibera della regione Toscana del “See and treat”, un modello angloamericano di riorganizzazione sanitaria che abilitava gli infermieri a fare diagnosi per piccoli casi. L'anno successivo fu la volta del documento che il ministero della salute stilò d’intesa con gli assessorati regionali della sanità per ridefinire le future competenze degli infermieri. Scatenando la polemica della componente medica che ebbe la meglio e il progetto finì nel cassetto. Adesso il ministro Lorenzin riparte con una bozza di accordo tra il governo e le regioni “recante ridefinizione implementazione e approfondimento delle competenze e delle responsabilità professionali dell’infermiere e dell’infermiere pediatrico” che punta sì ad assegnare nuove competenze alla professione infermieristica ma anche a ridisegnare un nuovo rapporto medico-chirurgo. Secondo il Dicastero i motivi per avviare un discorso di questo tipo non mancano: aumenta l’età media della popolazione, che associata all’evoluzione scientifica e tecnologica, richie cambiamenti assistenziali, organizzativi e formativi. E quindi anche di rivedere ruoli e competenze di tutti i professionisti del settore. Rivedere le competenze significa, come dice la bozza dell’accordo, modificare il “ruolo professionale” dell’infermiere e definire “una nuova autonomia e responsabilità professionale”, con una potenziale differenziazione nei diversi contesti regionali e soprattutto attribuendo all’infermiere funzioni avanzate, in connessione con gli obiettivi di prevenzione, cura, assistenza e riabilitazione, previsti dalla programmazione sanitaria nazionale e regionale. I sindacati intanto sono sul piede di guerra: hanno inviato una lettera al ministro a Fadda dove confermano il loro no alla bozza di accordo per le nuove competenza infermieristiche.

Punto centrale del no sindacale è la stessa forma del documento. “La bozza in oggetto e più in generale i percorsi delle nuove professioni sanitarie, che interessano circa 30 profili professionali – si legge nella nota inviata al sottosegretario alla Salute dai sindacati -  rappresentano una questione di estrema rilevanza, che si vorrebbe risolvere, non attraverso trasparenti percorsi legislativi, ma con semplici deliberati della Conferenza Stato-Regioni”. In tal modo, spiegano i sindacati, “le Regioni potrebbero utilizzare personale tecnico ed infermieristico per compiti fino ad ora affidati ai medici, o ai dirigenti sanitari, con l’ obiettivo di ridurre i costi, trasferendo segmenti di attività da un fattore ad alto costo ad uno a basso costo”. Al contrario, tali cambiamenti dovrebbero essere supportati da “chiare norme nazionali, fondate sulla formazione e sulle competenze professionali acquisite e riconosciute. Mentre, la bozza in oggetto – scrivono ancora i sindacati -  frantuma assetti ordinamentali concedendo la possibilità ad ogni Regione di disegnare proprie competenze professionali e profili di responsabilità che devono, invece, avere carattere unitario”. “Sia ben chiaro – dicono però i sindacati - che nessuno vuole impedire agli Infermieri di realizzare legittime aspirazioni di crescita professionale”. Ma solo se si attueranno “proposte di relazioni tra le professioni sanitarie funzionali a modelli di organizzazione del lavoro che siano rispettosi delle competenze delle categorie interessate, all’interno del tessuto unitario del servizio sanitario nazionale”. E l’esempio positivo, citato dai sindacati, è l’accordo sottoscritto recentemente  tra Medici (Radiologi) e altri Professionisti (TSRM e Fisici) per l’area della radiologia medica, “con il fattivo impegno del Ministero della Salute, senza contrapposizioni – concludono i sindacati - né tantomeno guerre”. Raggiungendo “un accordo, attraverso regole di sistema, chiare, dove le parole “diagnosi” e “prescrizione” sono attribuite con precisione alla competenza dei medici Radiologi. Una precisione che invece manca completamente nei documenti elaborati anche quando si parla di terapia e di certificazione”. 

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Fonte: sindacati, italia oggi, QS

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