Sono le nostre abitudini di vita, scandite dall'orologio biologico, a determinare quanto efficace sarà il farmaco che prendiamo. La quantità di sonno, l'esposizione alla luce e persino gli orari dei pasti alterano infatti la differente composizione delle molecole nel sangue, incidendo profondamente sull'efficacia delle medicine che utilizziamo giornalmente e sui risultati di alcuni test diagnostici che effettuiamo.
E' quanto emerge da una ricerca dell'Università del Surrey e dell'Institute of Cancer Research di Londra, pubblicata sulla rivista Pnas (Proceedings of the National Academy of Sciences). Per arrivare a questa conclusione gli studiosi hanno analizzato 12 volontari maschi sani per 48 ore: durante le prime 24 ore è stata lasciata loro la possibilità di seguire i normali ritmi sonno-veglia, mentre per le successive 24 sono stati tenuti svegli. Effettuando delle analisi del sangue, è stato così possibile rilevare che quando ai volontari è stato chiesto di non dormire risultavano molto aumentati i livelli di 27 metaboliti, tra cui serotonina, taurina e sfingolipidi, con variazioni importanti nel corso della giornata. "Da questi risultati consegue che quando si realizza un nuovo test diagnostico per una malattia bisognerebbe tenere in conto il momento della giornata in cui viene effettuato - spiega la professoressa Debra Skene, tra le autrici principali della ricerca - la valutazione migliore sarebbe quella caso per caso, perché lavoratori che fanno diversi turni hanno anche differenti ritmi sonno-veglia e delle diverse tempistiche durante la giornata".
fonte: ansa
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