Il ministro Lorenzin non ha dubbi: le cure primarie sono di fondamentale importanza per la sanità italiana e per favorire il cambiamento del ruolo dell'ospedale. Un sondaggio della Fimmg confermerebbe l'interesse dei medici verso l'integrazione con gli specialisti e con altre figure professionali.
"Attualmente la sanità italiana si trova in una fase di profondi mutamenti" e, in questo quadro, le tematiche dell'assistenza territoriale e delle cure primarie "rivestono una fondamentale importanza", così come "l'esigenza di percorsi assistenziali nuovi, basati su un approccio multidisciplinare sul paziente, volto a promuovere meccanismi di integrazione delle prestazioni sanitarie e sociali, al fine di garantire l'efficacia e la continuità delle cure". Da queste esigenze, ricorda Lorenzin "scaturisce il cambiamento del ruolo dell'ospedale, che dovrà perdere le caratteristiche di generalismo e diventare sempre più specializzato e tecnologicamente avanzato per la cura delle malattie acute".
Il lavoro in squadra dei MMG, la loro integrazione con gli specialisti e la collaborazione con altre figure professionali è considerata dagli stessi medici di medicina generale un’opportunità di crescita professionale che produce benefici per il paziente. Per l’84,3% dei mmg i vantaggi dell’integrazione sono “molti” o “abbastanza”. Il 46% ritiene, però, che in mancanza di un’organizzazione adeguata ci possa essere il rischio di confusione tra ruoli e responsabilità.
E’ quanto emerge dall’indagine annuale del Centro Studi Fimmg, presentata in occasione del 70° Congresso nazionale in corso a Santa Margherita di Pula. Lo studio è stato realizzato attraverso interviste via web su un campione di oltre mille medici, rappresentativo di un universo di circa 50mila mmg.
Sul fronte della comunicazione tra medici per definire diagnosi o percorsi terapeutici del paziente, la condivisione della cartella clinica per via telematica viene indicata come la soluzione idealmente più efficace, a minor consumo di risorse, anche se finora meno utilizzata. Gli strumenti più diffusi rimangono l'impegnativa e i documenti portati dal paziente, anche se quasi la metà dei medici di famiglia li considerano spesso inefficaci perché vengono dimenticati dai pazienti o perché questi ultimi non sanno riferire la terapia e gli esiti degli accertamenti
La difficoltà a trovare sedi per costituire forme aggregative è considerata l’ostacolo principale per realizzare a pieno un’integrazione tra mmg, mentre la scarsa comunicazione sui reciproci interventi rappresenta lo scoglio più grande per quella tra medici di
famiglia e di continuità assistenziale.
“Dall’indagine emerge una forte consapevolezza da parte della categoria rispetto all'opportunità offerta dai meccanismi di integrazione professionale e nell'individuare la condivisione telematica della scheda sanitaria dell'assistito con gli specialisti come la migliore potenzialità comunicativa a nostra disposizione – commenta il responsabile del Centro Studi Fimmg, Paolo Misericordia – I medici di medicina generale sono concordi nell’affermare che solo integrando il lavoro tra di loro e con gli specialisti, e collaborando con altre figure professionali, si può sperare di raggiungere migliori risultati nella cura dei pazienti, nella riduzione delle complicanze e degli eventi avversi e contenere i costi finali. Il modello del “lavorare da solo” non può più reggere e sicuramente non reggerà nel prossimo futuro ed è e sarà indispensabile passare al modello integrato del lavoro in team”.
Fonte: ministero salute, fimmg
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