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Tumore ovarico, al via la campagna d'informazione

Oncologia Redazione DottNet | 22/10/2014 23:29

Una malattia ''subdola'' che nell'80 per cento dei casi si manifesta quando è ormai in fase avanzata, tra il terzo e quarto stadio. E' il tumore ovarico che costituisce sia per incidenza che per mortalità il sesto tumore. I numeri dicono che in Italia ogni anno sono diagnosticati 5mila nuovi casi e a oggi sono circa 37mila le donne che combattono con la malattia.

Solo in Campania, sono 3.800 le donne che convivono con il tumore ovarico e l'incidenza è di 500 nuovi casi, con una sopravvivenza a 5 anni dalla diagnosi che oscilla tra il 40 e il 50 per cento. L'occasione per parlare di carcinoma ovarico è stata offerta dalla presentazione della campagna di informazione 'Scatti d'energia' promossa da Acton onlus in collaborazione con Roche. Il principale fattore di rischio - come spiegato da Sandro Pignata, direttore della struttura complessa di oncologia medica uro-ginecologica dell'Istituto tumori di Napoli 'Pascale' - è la familiarità.

Secondo i dati, il tumore ovarico è ereditario nel 25 per cento dei casi. ''Donne con madri, sorelle o nonne affette da tumore ovarico - dice Pignata - hanno maggiori probabilità di ammalarsi. C'è - spiega - una componente genetica a carattere ereditario associata alle mutazioni genetiche BRCA1 e BRCA2 che espongono le donne portatrici a un rischio elevato di sviluppare sia il tumore ovarico sia il tumore al seno''.

 

Al momento - a quanto riferito - il test per definire il profilo genetico'' non è rimborsato in Campania, così come in altre regioni'' e i costi sono elevati, fino a 2mila euro. A oggi, inoltre, non esistono test o screening e, pertanto, è ''fondamentale'' individuare ''quanto prima'' i sintomi. Sintomi che, tuttavia, - come evidenziato da Nicoletta Colombo, direttore di ginecologia oncologica dell'Istituto europeo di oncologia di Milano - sono ''molto comuni'' come gonfiore e dolore addominale, necessità di urinare spesso, inappetenza, variazioni delle abitudini intestinali e perdite ematiche vaginali. ''E' fondamentale - ha affermato Colombo - una diagnosi tempestiva perché, se diagnosticato al primo stadio, la prognosi è eccellente e a 5 anni di sopravvivenza supera il 90 per cento e si può parlare di guarigione''. Qualora, invece, la diagnosi sia tardiva si deve necessariamente intervenire chirurgicamente, ''rivolgendosi esclusivamente a centri specializzati'', per l'asportazione della massa tumorale, dell'utero, delle ovaie e delle tube. La seconda tappa è la chemioterapia di prima linea che riesce a ottenere una risposta terapeutica nel 70-80 per cento dei casi. Tuttavia, nel tumore ovarico è altissimo, pari al 70 per cento, il rischio di una recidiva quando il tumore è stato diagnosticato fra il terzo e quarto stadio. In questo caso - come sottolineato - si dovrà procedere con cicli di chemio di seconda linea.

 

fonte: ansa

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