Meglio il pubblico o il privato. Sono preferibili le farmacie private convenzionate o è più conveniente la distribuzione diretta delle Asl. E ancora chi è in grado di assicurare al cittadino una miglior accessibilità del farmaco.
E’ un dibattito antico, ma sempre attuale, quello sulla dicotomia pubblico-privato in sanità, come testimonia l’affollato incontro, tenutosi l’altro ieri nell’aula magna dell’Università Bocconi, su “Consumi pubblici e privati per la sanità del prossimo decennio”, organizzato dall’Osservatorio Ocps della Sda Bocconi.
In apertura il direttore Mario Del Vecchio ha presentato in anteprima i risultati del Rapporto Ocps 2015, da cui emerge che la spesa sanitaria totale corrente ha raggiunto nel 2013 circa 144 miliardi di euro (per il 78% da spesa sanitaria pubblica e per il 22% da spesa sanitaria privata), mostrando una dinamica in crescita fino al 2012 e un calo di 3 miliardi nel 2013. Se la spesa privata risulta in linea con la media Oecd e con quella dei Paesi a stampo “universalistico”, come Francia, Germania e Regno Unito (dal 18 al 22%), si differenzia però in Italia per essere soprattutto “out of pocket”, cioè non intermediata da fondi o assicurazioni.
Se nel nostro Paese il cosiddetto “terzo pagante” ha ancora un ruolo marginale, però, è anche perché c’è un Ssn che funziona e riesce a coprire una vasta parte dei bisogni di salute della collettività. E’ emerso con chiarezza nella tavola rotonda che a metà giornata ha messo a confronto Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, Pierpaolo Vargiu, presidente della commissione Affari sociali della Camera, Giuseppe Zuccatelli, presidente dell’Agenas, Annarosa Racca, presidente di Federfarma, Antonio Messina, componente del comitato di presidenza di Farmindustria, Francesco Ripa di Meana, presidente della Fiaso, Gabriele Pelissero, presidente dell’Aiop (ospedalità privata), Giuseppe Milanese, presidente della Federazione Sanità Confcooperative, e Carlo Conforti, dirigente dell’Ania (assicurazioni).
La presidente Racca, in particolare, ha rivendicato il positivo ruolo svolto dal sistema sanitario pubblico (e, in particolare, dalle farmacie) e ha messo in guardia dal feticcio delle “liberalizzazioni”: secondo l’Aifa quella dei prezzi dei farmaci di automedicazione ha miseramente fallito, non favorendo alcun risparmio. E anche mantenere la Pianta organica rappresenta un vantaggio, non per i farmacisti ma per i cittadini, in quanto è l’unica a garantire la capillarità dei servizi. Infine, Racca si è soffermata su una necessità, il convitato di pietra sempre presente nel confronto pubblico o privato: «È la dimensione sociale che non va mai dimenticata quando si parla di Sanità». Un tema che è stato poi ribadito anche da Francesco Boccia, presidente della commissione Bilancio della Camera, che si è soffermato sui problemi legati alla “fragilità”, alla necessità cioè di aiutare la famiglia che non riesce più a far fronte ai bisogni sanitari, invitando, infine, a lavorare «per l’appropriatezza, per sanare i buchi spaventosi che qui ancora ci sono»
fonte: federfarma
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