I recenti dati forniti dalle linee guida AIOM evidenziano l’importanza delle nuove tecniche diagnostiche per uno screening efficace.
Il fallimento della terapia del carcinoma ovarico è spesso dettato dalla mancata possibilità di effettuare una diagnosi in fase precoce. Attualmente, infatti, non sono a disposizione tecniche diagnostiche adeguatamente sensibili e specifiche da permettere una diagnosi precoce.
Le procedure diagnostiche generalmente adottate per la diagnosi dei tumori epiteliali ovarici prevedono l’esame clinico, l’esecuzione di ecografia pelvica per via transvaginale e, nei casi con lesioni annessiali sospette, la determinazione del CA125. Il valore predittivo di queste indagini è notoriamente limitato, infatti, il valore predittivo positivo del CA125 risulta del 10% oppure del 20% se associato allo valutazione ecografica della pelvi.
Un trial multicentrico statunitense ha dimostrato che lo screening del carcinoma ovarico basato sul CA125 e sulla ecografia trans-vaginale non riduce la mortalità per questa neoplasia nella popolazione generale, e può causare inoltre un’incidenza non trascurabile di morbidità iatrogena per interventi chirurgici non necessari. Nello studio sono state reclutate 78.216 donne di età compresa tra 55 e 74 anni, che sono state randomizzate in un gruppo sottoposto a screening annuale con dosaggio del CA125 per 6 anni e con ecografia trans-vaginale per 4 anni ed in un gruppo di controllo non sottoposto a screening. Dopo un follow-up superiore a 13 anni, è stato diagnosticato un carcinoma ovarico in 212 donne sottoposte a screening e in 176 donne di controllo con un rischio relativo di 1.21 (IC 95% = 0.99-1.54). Le morti per carcinoma ovarico sono state 118 nelle prime e 100 nelle seconde, con un rischio relativo di 1.18 (IC 95%= 0.91-1.54). Delle 3285 donne sottoposte a chirurgia per un esame falso positivo, 166 hanno avuto almeno una complicanza grave.
Le misurazioni effettuate nel tempo del CA125 sono più affidabili di un’unica misurazione dell’antigene al di sopra di un valore di cut-off nello screening del carcinoma ovarico. Il rischio di carcinoma ovarico (risk of ovarian cancer [ROC]) può essere calcolato con un particolare algoritmo dalla curva di regressione lineare del log CA125.
E’ in corso uno studio randomizzato inglese chiamato United Kingdom Collaborative Trial of Ovarian Cancer Screening (UKCTOCS), che ha coinvolto 202.638 donne in postmenopausa sottoposte a nessuno screening, a screening annuale con dosaggio del CA125 interpretato secondo l’algoritmo ROC con il ricorso all’ecografia trans-vaginale come esame di secondo livello (screening multimodale) oppure a screening annuale con la sola ecografia trans-vaginale (screening ultrasonografico). L’obiettivo primario dello studio è valutare l’impatto dello screening sulla mortalità da carcinoma ovarico.
Uno studio recente ha dimostrato che, il dosaggio combinato di sei biomarcatori, la leptina, la prolattina, la osteopontina, l’insulin-like growth factor II (IGF-II), il macrophage inhibitory factor (MIF) e il CA125 ha mostrato una sensibilità del 95.3% ed una specificità del 99.4% per il carcinoma ovarico, decisamente superiore alla sensibilità del CA125 considerato singolarmente. Lo studio suggerisce il dosaggio di questo panel di antigeni (OVALiFE test) nello screening delle pazienti ad alto rischio per questa neoplasia, come i soggetti con storia familiare positiva per carcinoma ovarico o per carcinoma mammario, soprattutto al di sotto di 50 anni, le donne portatrici di mutazioni dei geni BRCA1 o BRCA2 o appartenenti a famiglie con sindrome di Lynch 2.
Nuove tecniche diagnostiche, in particolare la spettroscopia di massa, hanno permesso di individuare il pattern proteomico sierico che discrimina la patologia ovarica neoplastica da quella benigna, in modo riproducibile e sensibile.
La validazione di queste tecniche innovative, da abbinare alle classiche indagini di screening, potrà probabilmente permettere in futuro la formulazione di una diagnosi in fase precoce garantendo così migliori risultati in termini terapeutici e prognostici.
Per gli sviluppi futuri risulta di fondamentale importanza tenere conto delle nuove teorie sulla patogenesi del carcinoma ovarico e sulle sempre maggiori evidenze di una origine extra-ovarica di questa neoplasia.
Riferimenti:
Linee guida 2014 Tumori dell’ovaio dell’Associazione Italiana di Oncologia Medica
https://www.aiom.it/area+pubblica/area+medica/prodotti+scientifici/linee+guida/1%2C333%2C1%2C
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