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Morte di parto, ospedali senza colpe. Bimbo deforme,i legali attaccano

Sanità pubblica Redazione DottNet | 07/01/2016 21:21

Primi dati dalle ispezioni, relazioni al ministro nei prossimi giorni. Bimbo senza gambe: Azienda ospedaliera "la prima fase del percorso di nascita è avvenuta fuori dalle linee guida"

Sarebbero 'scagionati' da ogni diretta responsabilità i quattro ospedali dove, nella settimana a cavallo di Natale, sono decedute altrettante donne in sala parto con i piccoli che portavano in grembo. Questa, secondo prime indiscrezioni, la conclusione degli ispettori della task force ministeriale inviata dal ministro Beatrice Lorenzin nei nosocomi teatro delle tragedie per far luce sull'accaduto, mentre le relazioni definitive dovrebbero giungere al ministero della Salute nei prossimi giorni. Non risulterebbero dunque, al momento, particolari responsabilità dirette a carico degli ospedali di San Bonifacio (Verona), dove è morta in sala parto Anna Massignan incinta all'ottavo mese; dell'ospedale di Bassano del Grappa, dove gli ispettori hanno indagato sul decesso di Marta Lazzarin in una gravidanza arrivata alla ventisettesima settimana; dell'ospedale S.

Anna di Torino, dove è morta Angela Nesta, e dell'ospedale di Brescia dove è deceduta Giovanna Lazzari. In quest'ultimo caso, come già reso noto dal direttore generale degli Spedali Civili di Brescia, Ezio Belleri, la causa del decesso è dovuta ad un'infezione batterica.

 

Le conclusioni della task force ministeriale, ''se saranno confermate, ribadiscono quelle che erano state anche le nostre prime impressioni sulla tragica vicenda della signora Massignan", ha commentato il neo direttore generale dell'Usl 20 di Verona, Pietro Girardi. Conclusioni che confermerebbero la prima 'lettura' dei fatti data nei giorni scorsi dallo stesso ministro Lorenzin, secondo la quale il tragico susseguirsi di decessi potrebbe essere ''una drammatica casualità, alla quale bisogna però dare risposte''. Il ministro aveva anche già anticipato, sulla base dei primi risultati delle ispezioni, che nel caso dell'Ospedale S.Anna non emergevano ''responsabilità dirette'', ricordando che l'Italia è in linea con la media dei Paesi Ue per quanto riguarda la mortalità materna, con un rapporto di 10 decessi ogni centomila nati vivi. Intanto, rende noto il capogruppo del Movimento 5 Stelle in Consiglio regionale del Veneto, Jacopo Berti, ''le famiglie sono state interrogate per ricostruire nei dettagli la vicenda.

 

Alcuni dei familiari di queste mamme che abbiamo perso hanno espresso soddisfazione per il fatto di essere state ascoltate. Questo conferma il buon senso dell'apprezzamento che abbiamo mostrato fin dalla prima ora per l'iniziativa del ministero". E dopo i primi due funerali svoltisi a Torino e Brescia, il pm del Tribunale di Vicenza, Barbara De Munari, ha dato il nulla osta per le esequie di Marta Lazzarin, che si terranno sabato mattina in una frazione di Giavera del Montello (Treviso). La Procura di Vicenza ha aperto una indagine ipotizzando il reato di omicidio colposo nei confronti di quattro medici e una ostetrica dell'ospedale bassanese. La tragica lista delle donne morte in gravidanza si è però allungata nei giorni scorsi con altri tre casi: il 29 dicembre una ragazza di 23 anni, incinta di nove mesi di una bambina, è morta in casa a Foggia per cause da accertare. I medici, con un cesareo post-mortem, hanno fatto nascere la piccola, rianimandola. Ed è al vaglio della magistratura anche il caso che si è verificato nel Policlinico di Modena, dove una donna di 27 anni, già dimessa, ha perso il bambino durante il travaglio il giorno di Natale. Ed ancora: il 4 gennaio a Sanremo, una ragazza di 22 anni ha perso il figlio. I familiari hanno denunciato i sanitari.

 

La vicenda del bambino nato senza le gambe

 

Si sono incontrati ieri pomeriggio per i primi riscontri sulle rispettive indagini interne i direttori generali dell'azienda ospedaliero-universitaria Massimo Fabi e dell'azienda Usl di Parma Elena Saccenti. Al centro la vicenda del piccolo nato la notte di Natale all' Ospedale Maggiore di Parma con una gravissima malformazione. Secondo la denuncia dei legali della famiglia, gli avvocati Silvia Gamberoni e Alessandro Falzoni, al neonato, venuto alla luce senza gli arti inferiori, nessuno avrebbe mai diagnosticato nei nove mesi precedenti al parto il grave handicap. Nel mirino dei legali il medico privato di Parma che ha seguito la madre 34enne, la Casa della Salute di Parma dove vennero fatti alcuni esami, l'Ausl di Parma e l'Azienda ospedaliero-universitaria della città emiliana.

 

''Dai primi elementi che abbiamo raccolto nell'istruttoria - ha spiegato il direttore generale dell'azienda ospedaliero-universitaria Massimo Fabi - risulta evidente come la prima fase del percorso nascita, che è quella che dal punto di vista diagnostico diventa decisiva per le scelte consapevoli da parte della famiglia rispetto alla prosecuzione o meno del percorso nascita, sia avvenuta completamente al di fuori delle linee guida delle procedure previste dalla Regione Emilia-Romagna e formalizzate nel percorso nascita istituzionale a cui si attengono le azienda sanitarie pubbliche''. I controlli eseguiti all'arrivo della gestante in ospedale, sottolineano ancora dal Maggiore di Parma, non hanno più finalità di diagnosi morfologica e prevedono come controlli di routine la verifica del battito cardiaco e l'analisi del liquido amniotico.

 

Quindi solo al momento della nascita medici e assistenti del reparto di neonatologia di Parma si sono accorti che le gambine del piccolo si interrompevano sopra al ginocchio. Una choc a cui hanno preparato i genitori con un delicato colloquio. ''E siamo sinceramente addolorati e vicini alla famiglia, verso la quale c'è la massima disponibilità all'aiuto - aggiunge Elena Saccenti, direttore generale dell'azienda Usl di Parma - Sottolineo comunque come tutta la prima parte diagnostica sia stata seguita fuori dal nostro 'percorso nascita istituzionale' che prevede con tempistiche definite accertamenti e analisi''. Un percorso che conduce la donna sino al parto e che non sarebbe stato seguito dalla mamma del bimbo sino a quando, alla 30/a settimana di gestazione, non le è stato diagnosticato un diabete gestazionale. Solo allora la donna si sarebbe recata presso un centro specializzato dell'Azienda Usl dopo essere stata seguita nelle settimane precedenti dal proprio medico di famiglia che è anche specialista in ginecologia.

 

La malformazione del piccolo non dovrebbe però essere correlata alla patologia che ha colpito la donna, anche se gli accertamenti sono ancora in corso. ''Resta il fatto che ci siano state gravi omissioni e mancanze'', sottolinea l'avvocato Silvia Gamberoni che punta il dito anche su un'ecografia eseguita alla 32esima settimana e che, dice, avrebbe evidenziato anche la misura del femore. Pronta la replica dei direttori generali delle due aziende sanitarie che, in una nota, specificano come ''l'esame diagnostico ha verificato la regolarità di tutti i parametri previsti dalle Linee guida nazionali e regionali sulla gravidanza a quel periodo di gestazione. Per quanto riguarda invece le caratteristiche degli arti inferiori e superiori, il periodo in cui effettuare l'ecografia morfologica è tra la 19a e la 21a settimana, sempre secondo le Linee guida nazionali e regionali''.

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