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Apnee notturne, dalla diagnosi precoce alla patente di guida

Pneumologia Redazione DottNet | 04/02/2016 16:31

Il neurologo Garbarino spiega che cosa cambierà con la nuova norma

Una patologia diffusa quanto il diabete ma scarsamente diagnosticata. E' la sindrome delle apnee ostruttive del sonno (Osas), che in Italia colpisce oltre 2 milioni di persone solo nelle forme medio-gravi. E' per questa straordinaria diffusione, spesso sommersa e causa di colpi di sonno e incidenti stradali (ogni anni oltre 17.300, con oltre 250 morti, 12.200 feriti, costi socio-sanitari per oltre 1,5 miliardi di euro), che l'Italia ha recepito una direttiva europea, inserendo nel decreto legge 22 dicembre 2015 il divieto di guida per chi ha apnee notturne non curate. I decreti attuativi, che indicano le linee guida per la valutazione dell'idoneità alla guida in soggetti con apnee, stanno per essere pubblicati in Gazzetta Ufficiale, fornendo così le indicazioni operative alle strutture che dovranno rilasciare o rinnovare la patente.

 

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Cosa cambierà a breve? "Ci vorrà un po' di tempo ma speriamo in una rivoluzione culturale, un po' come avvenne per le campagne di informazione sulla prevenzione del cancro al seno", spiega il neurologo Sergio Garbarino, del Dipartimento di neuroscienze dell'Università di Genova, che ha contribuito alla stesura dei decreti attuativi. D'ora in avanti il medico monocratico, in sede di rilascio o rinnovo della patente di guida, avrà degli strumenti in più per individuare i soggetti a rischio. Le apnee notturne si associano spesso a russamento, obesità, diabete, ipertensione e aritmie, cardiopatie, broncopneumopatie. Dopo il colloquio e l'anamnesi, il medico legale - in caso di Osas dichiarata o sospetta - avrà a disposizione una serie di strumenti nuovi e specifici. Innanzitutto un questionario sulla sonnolenza diurna. A seconda dei risultati che darà, nei casi di rischio medio o alto, prima di rilasciare la patente servirà il parere della Commissione Medico Locale presente nelle Asl.

 

I soggetti a rischio verranno quindi sottoposti a test di stimoli visivi per valutarne la reattività e, nei casi più gravi, si chiederà un certificato medico di una struttura pubblica che attesti che il paziente affetto da Osas si stia effettivamente curando. A seconda del grado di rischio i controlli saranno più ravvicinati, soprattutto per le categorie 'sensibili'''. Qualcuno dice che quanto previsto non basta e che, proprio per le categorie professionali come conducenti di tir, taxi, autobus, auto a noleggio, sarebbe stato necessario un esame più specifico, con diagnosi certa come la polisonnografia, e non un test al quale, magari per timore di perdere il lavoro, si può dare una risposta falsata. "Innanzitutto - replica Garbarino - il medico monocratico ha altri parametri per individuare ugualmente i soggetti a rischio. E poi non bisogna allarmarsi. Abbiamo voluto tutelare il lavoro di queste categorie ma anche la sicurezza stradale. Basta una visita, una cura e si può lavorare anche se si soffre di Osas, purché sia curata".

 

La sindrome delle apnee ostruttive del sonno colpisce soprattutto gli uomini (il 50% contro il 23% delle donne) e i soggetti sovrappeso o obesi, ma non solo.''E' la patologia più rischiosa al volante, un pericolo sociale, non a caso l'Ue con la direttiva europea 2014/85/UE ha esplicitamente chiesto di provvedere. E noi recepiamo una direttiva appena uscita". I soggetti che soffrono di apnee notturne spesso non ne sono consapevoli, così come non sono consapevoli della sonnolenza e dei colpi di sonno, anche diurni. ''Altrettanto sottovalutate sono le patologie e i danni permanenti agli organi che le apnee provocano, soprattutto a cuore e cervello, con rischi di infarto, ictus, arteriosclerosi e anche impotenza maschile. Dunque il messaggio importante è che, soprattutto se si russa, le apnee notturne vanno accertate, per la sicurezza stradale ma anche per la salute individuale. E' quindi importante la diagnosi precoce, il messaggio che deve passare è che non bisogna avere paura di dichiarare ma anzi bisogna parlarne con il proprio medico di fiducia", conclude il neurologo Garbarino.

 

fonte: ansa

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