Il farmaco è risultato superiore al clorambucile nel trattamento della leucemia linfatica cronica e del piccolo linfoma linfocitico.
La leucemia linfatica cronica (LLC) è risultata frequente soprattutto nelle persone anziane che spesso presentano condizioni coesistenti in aggiunta all'immunosoppressione correlata alla malattia e alla mielosoppressione.
E’ stato effettuato lo studio internazionale, open-label e randomizzato, di fase 3 per confrontare, l’ibrutinib e il clorambucile, due agenti terapeutici orali, in pazienti anziani non sottoposti a precedenti trattamenti e affetti da LLC o piccolo linfoma linfocitico (PLL).
Un totale di 269 pazienti, precedentemente non trattati, con età a partire da 65 anni e LLC o PLL sono stati assegnati in modo casuale a ricevere ibrutinib o clorambucile.
L'endpoint primario è stato la sopravvivenza in assenza di progressione.
L'età media dei pazienti era di 73 anni. Durante un periodo di follow-up medio di 18.4 mesi, l’ibrutinib ha determinato una sopravvivenza in assenza di progressione significativamente più lunga del clorambucile, con un rischio di progressione o morte più basso con ibrutinib in confronto al clorambucile (rapporto di rischio, 0.16; p<0.001). L’ibrutinib ha significativamente prolungato la sopravvivenza complessiva; la percentuale di sopravvivenza stimata a 24 mesi è stata del 98% con ibrutinib rispetto all’85% con clorambucile, con un rischio relativo di morte più basso dell’84% nel gruppo trattato con ibrutinib rispetto al gruppo che ha assunto il clorambucile (rapporto di rischio, 0.16; p=0.001). Il percentuale di risposta globale è risultata superiore con ibrutinib rispetto al clorambucile (86% rispetto a 35%, p<0.001). Le percentuali di aumento sostenuto dei livelli di emoglobina e piastrine sono state più elevate con l’ibrutinib.
Gli eventi avversi di qualsiasi grado che si sono verificati in almeno il 20% dei pazienti trattati con ibrutinib, hanno compreso diarrea, stanchezza, tosse e nausea. Gli eventi avversi verificatisi in almeno il 20% dei soggetti trattati con clorambucile hanno incluso nausea, affaticamento, neutropenia, anemia e vomito. Nel gruppo che ha ricevuto ibrutinib, 4 pazienti sono stati colpiti da emorragia di grado 3 e 1 paziente da emorragia di grado 4. L’87% dei pazienti che ha assunto ibrutinib ha proseguito il trattamento con il farmaco.
In conclusione, l’ibrutinib è risultato superiore rispetto al clorambucile in pazienti non precedentemente trattati con LLC o PLL, come evidenziato dalla sopravvivenza in assenza di progressione, dalla sopravvivenza globale, dalla percentuale di risposta e dal miglioramento dei parametri ematici.
Riferimenti bibliografici:
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