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Rossi (Toscana): l'Intramoenia va abolita, è fonte di corruzione

Sanità pubblica Redazione DottNet | 17/03/2016 20:13

Il governatore della Toscana, Enrico Rossi non usa mezzi termini per definire l'Intramoenia: "senza finiranno le liste di attesa"

 Sulla libera professione medica intramoenia per una soluzione seria ci vuole una legge. E assicuro che ciò che potevo fare con delibere e controlli in Toscana lo abbiamo fatto. Conosco abbastanza bene la materia: è ora di cambiare”.

Lo scrive su Facebook il governatore della Toscana, Enrico Rossi annunciando una legge di iniziativa popolare per chiedere di vietare la libera professione.

Chi lavora nel pubblico non deve aprire bottega per conto proprio– è il senso del messaggio del presidente-. Questo è stato un errore enorme della legge Bindi che purtroppo su questo punto ha ceduto alle corporazioni mediche”.

 

In Toscana – aggiunge Rossi - abbiamo due grandi medici indagati, il chirurgo toracico Macchiarini e il cardiochirurgo Stefàno. L'accusa è più o meno la stessa: avere sospinto i malati verso la libera professione a pagamento. Se hanno sbagliato dovranno pagare. Ma a quanti cittadini è capitato di sentirsi rispondere che a "pagamento si fa prima?". Purtroppo, credo, a molti”.
 
Ecco perché per Rossi “bisogna fare una cosa davvero di sinistra: abolire la libera professione intramoenia. Chi lavora nel pubblico deve essere a tutti gli effetti un dipendente pagato dallo Stato e non può né deve aprire bottega in proprio. Semmai è giusto che chi è bravo e lavora di più sia pagato di più. È un sogno! Ma realizzabile: essere davvero uguali di fronte alla malattia. La mia idea è di promuovere una legge di iniziativa popolare al parlamento. Vi terrò informati. Forza e coraggio. Cambiare si può”.

 

Ma non è tutto: “Abolendo la libera professione intramoenia d'incanto spariranno le liste d'attesa. Mi ci gioco la faccia e tutto il resto. Per non parlare della necessità di affermare sempre e comunque il rapporto di lavoro esclusivo evitando che i cosiddetti extramoenisti lavorino al mattino in una struttura pubblica e al pomeriggio in una privata verso la quale è probabile sentirsi impegnati a portare utenza. Riformare in modo serio e profondo si deve per dare futuro e credibilità alla sanità pubblica”.

 

Petraglia (Si), bene Rossi, si accorge iniquità “Apprezziamo le parole del presidente della Regione Enrico Rossi che, finalmente, si accorge dell’iniquità della libera professione intra moenia. Peccato che tutto questo zelo in favore della sanità pubblica non si sia visto negli anni passati, quando la sinistra si è ritrovata da sola a denunciare il cattivo funzionamento di questo sistema proprio mentre il Pd distruggeva la sanità pubblica”. Lo afferma la senatrice toscana Alessia Petraglia (SEL-Sinistra Italiana) commentando le dichiarazioni del presidente della Regione Toscana Enrico Rossi. “Da tempo – prosegue – chiediamo la piena divisione tra il lavoro pubblico e quello privato, una scelta di campo che Rossi rimanda ad una legge di iniziativa popolare. Ricordiamo, però, al Governatore che non è un cittadino qualunque e che dal suo ruolo di governo può incidere sulle scelte e cambiare la situazione. Metta la questione all’ordine del giorno della Conferenza Stato-Regioni, prima che la riforma Renzi ne riduca i poteri, e proponga al tavolo della sanità un provvedimento urgente in questo senso. Gli strumenti ci sono, quello che serve è soltanto la volontà”.


Il post di Rossi ha scatenato una pioggia di commenti tra scetticismo, critica ed entusiasmo. Su alcuni post il presidente ha replicato con alcune precisazioni.

A chi lo accusava di non aver capito il problema e di non conoscere la materia Rossi ha risposto: “Per una soluzione seria ci vuole una legge. E le assicuro che ciò che potevo fare con delibere e controlli in Toscana lo abbiamo fatto. Conosco abbastanza bene la materia.: è ora di cambiare. Chi lavora nel pubblico non deve aprire bottega per conto proprio. Questo è stato un errore enorme della legge Bindi che purtroppo su questo punto ha ceduto alle corporazioni mediche”.
 
Critiche anche da una dottoressa che accusa Rossi di semplificare la questione con un post su facebook. “Cara dottoressa – ha replicato il presidente toscano - capisco la sua accusa di semplificazione, ma mi creda, detto da chi ha sempre avuto grande rispetto e stima dei medici e degli operatori sanitari, la gente non ne può più di soprusi e di ingiustizie e di ipocrisie. Cambiare vuol dire anche tutelare i medici onesti che lavorino con coscienza e competenza e onestà”.

 

 

 

 

Fonte: rossi, qs

 

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