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Federfarma, no all'abrogazione del promemoria nella ricetta digitale

Sanità pubblica Redazione DottNet | 14/04/2016 14:54

Si rischiano ricadute anche pesanti sulla sicurezza dei pazienti e, in determinati casi, limitazioni indesiderate alla “portabilità” nazionale della ricetta paperless.

Le Regioni non optino a cuor leggero per l’abrogazione del promemoria che accompagna la ricetta digitale. Perché si rischiano ricadute anche pesanti sulla sicurezza dei pazienti e, in determinati casi, limitazioni indesiderate alla “portabilità” nazionale della ricetta paperless. E’ quanto scrive Federfarma nazionale in un documento illustrato l’altro ieri dal sindacato titolari del Veneto in un incontro con la Regione. Sul tavolo, la sperimentazione che l’assessorato alla Salute vorrebbe avviare da luglio per eliminare il promemoria e rendere completamente “paperless” la ricetta dematerializzata. L’idea, in particolare, è che a sostituire la “ricevuta” cartacea sia il Fascicolo sanitario elettronico (Fse) del paziente, in Veneto già operativo nell’ambito del sistema informativo regionale. All’assistito basterà recarsi in farmacia e comunicare il numero della propria tessera sanitaria o il codice fiscale; grazie all’una o all’altro, il farmacista accederà al Fascicolo e consulterà lo “storico” delle ricette fino a trovare quella con il farmaco di cui si ha bisogno.

Questo, almeno, è ciò che sulla carta dovrebbero sperimentare le farmacie del territorio a partire da luglio. A tale scopo, Federfarma Veneto e Regione hanno avviato un confronto per definire i dettagli operativi ed è proprio in questa cornice che arriva il documento della Federazione nazionale. Nel quale il sindacato ribadisce le proprie perplessità per interventi che potrebbero azzardare accelerazioni nella dematerializzazione. Le stesse perplessità che, in passato, erano state espresse quando Provincia autonoma di Trento ed Emilia Romagna avevano fatto la stessa scelta e rinunciato al promemoria.

I dubbi della Federazione, in particolare, riguardano soprattutto le ricadute sui cittadini. Per cominciare, privare l’assistito di ogni registrazione scritta sulla terapia – cadenza, dosaggi, nomi dei farmaci – rischia di pregiudicare l’aderenza alle cure, soprattutto nel caso di anziani in politerapia (che potrebbero perfino scordarsi di tornare in farmacia per rinnovare i medicinali).

In secondo luogo, si sottovaluta il fatto che il promemoria rappresenta una preziosa “riserva” in caso di malfunzionamento del sistema: le norme, infatti, consentono alle farmacie di dispensare anche in assenza di collegamento proprio perché c’è una ricevuta cartacea che certifica numero identificativo della ricetta e farmaci prescritti. E’ vero che la sperimentazione veneta mette a disposizione dei farmacisti un’app per smartphone che permette il collegamento al Fascicolo elettronico da rete mobile, ma è altrettanto vero – osserva Federfarma – che se il malfunzionamento è della piattaforma regionale l’app non risolve nulla e il paziente resta senza farmaci.

Ma l’obiezione forse più consistente riguarda la “portabilità” della ricetta digitale: come noto, dall’inizio dell’anno i pazienti possono procurarsi i farmaci prescritti in regime di Ssn anche nelle farmacie delle regioni diverse dalla propria; basta mostrare il promemoria, che serve al farmacista per recuperare la prescrizione dal Sistema di accoglienza centrale (Sac). Nel caso del sistema che la Regione si prepara a sperimentare, invece, le ricette potranno essere consultate soltanto dalle farmacie venete. Certo, il paziente che sa di doversi spostare può sempre richiedere al medico una ricevuta sulla singola ricetta, ma chi non ha pianificato per tempo rischia di avere brutte sorprese quando ormai è troppo tardi.

Chiudono alcune considerazioni in materia di privacy e di operatività: per esempio non è chiaro, scrive Federfarma, che accade se l’assistito nega l’accessibilità del proprio Fascicolo alla figura professionale del farmacista, un’opzione attualmente consentita dal Regolamento nazionale sul Fse. L’eliminazione del promemoria, infine, rischia di rivelarsi onerosa per le farmacie, che dovranno gestire le fustelle delle confezioni nel momento stesso dell’erogazione del farmaco e non potranno più effettuare verifiche a distanza sulla corrispondenza tra ricette e tagliandi.

 

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fonte: federfarma

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