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Melanoma, con i nuovi farmaci il 20% diventa cronico

Oncologia Redazione DottNet | 25/05/2016 15:02

Gelli (Pd): un dovere fornire nuove terapie a tutti i malati

Grazie ai nuovi farmaci immunomodulatori, che agiscono contro bersagli specifici per favorire la risposta immune dell'organismo, il 20% dei malati di melanoma riesce a rendere cronica la malattia. E' quanto emerso dal convegno 'Lotta al Melanoma, fra prevenzione e innovazione terapeutica', organizzato presso Ministero della Salute dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). "Farmaci immunomodulatori che abbiamo oggi a disposizione sono armi efficaci per controllare il melanoma nella fase metastatica - spiega Paolo Ascierto, direttore dell'Unità di Oncologia Medica e Immunoterapia dell'Istituto 'Pascale' di Napoli - tanto che prima dell'arrivo di queste terapie, la sopravvivenza mediana in stadio metastatico era di appena 6 mesi, con un tasso di mortalità a un anno del 75%.

Oggi la mediana arriva a 3 anni con un 20% di pazienti che cronicizzano la malattia e sono vivi a 5 anni dalla diagnosi".

 

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In particolare con pembrolizumab, inibitore del 'checkpoint' immunitario PD-1, "speriamo di arrivare nell'arco di 10 anni al 40% di pazienti cronicizzati". Speranze che, afferma Federico Gelli, componente della Commissione Affari Sociali della Camera e responsabile Sanità del Pd, "dobbiamo essere in grado di fornire a tutti i malati. Per questo sarà fondamentale continuare a finanziare il fondo ad hoc per farmaci innovativi che abbiamo istituito". Per farlo, Gelli suggerisce tre misure da cui recuperare risorse: "la riduzione della medicina difensiva grazie alla legge sulla responsabilità professionale del personale sanitario, ora all'esame del Senato; l'efficientamento del sistema delle centrali uniche per gli acquisti e una sempre maggiore diffusione della valutazione delle tecnologie sanitarie (Hta), che permette di valutare quali farmaci o dispositivi siano realmente efficaci".

 

Aumentano i casi di melanoma tra i giovani, tanto che oggi in Italia il 20% delle nuove diagnosi di questo tumore della pelle, e pari a 2.260 casi nel 2015, riguarda pazienti tra 15 e 39 anni. Una tendenza confermata anche dai ricoveri: l'incremento dei tassi di ospedalizzazione dovuti a questa neoplasia fra i 31-40enni è stato del 17% tra il 2001 e il 2008. A fare il punto, in vista della stagione estiva, il convegno 'Lotta al Melanoma, fra prevenzione e innovazione terapeutica', in corso al Ministero della Salute organizzato dall'Associazione Italiana di Oncologia Medica (AIOM). In costante crescita, i casi di questo tumore, particolarmente aggressivo, sono quasi raddoppiati in dieci anni.

 

"Nel nostro Paese - afferma Carmine Pinto, presidente nazionale AIOM (nella foto) (clicca qui pr la video intervista) - nel 2015 sono stati stimati circa 11.300 nuovi casi, erano meno di 6.000 nel 2004". All'origine, una base genetica ma anche comportamenti scorretti, "come il sole preso senza precauzioni e le scottature, in particolare se prese da bambini", che sono "l'anello debole della catena". È necessario, continua Pinto, "proteggersi con creme solari e indumenti adeguati quando ci si espone al sole, evitando le ore centrali della giornata così come le lampade". Importante inoltre non tralasciare i controlli, "perché un esame della pelle una volta all'anno può individuare questo tumore nella fase iniziale, quando le percentuali di guarigione superano il 90%".

 

Portavoce dei messaggi chiave per "non bruciarsi la pelle con il melanoma" è il campione olimpionico di nuoto Domenico Fioravanti, testimonial di Oncoline, nuova campagna di comunicazione Aiom realizzata con Repubblica e supportata da Msd Italia. "Gli atleti possono aiutare a trasmettere i consigli della prevenzione al maggior numero possibile di persone, in particolare ai giovani". Cosa che, ricorda, "non si faceva in passato. Passavamo ore ad allenarci in piscina sotto il sole e nessuno ci ha mai detto di usare una protezione".

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