Antinfiammatori e cortisonici solo al mattino così come alcuni antitumorali. Interferone invece dopo il tramonto e l'aspirina dopo cena per diminuire gli effetti sullo stomaco. Ogni farmaco ha una sua ora con un obiettivo preciso: ridurre gli effetti tossici e trarre quindi solo beneficio dalla cura.
E' questa la cronofarmacologia, una nuova branca delle scienze farmacologiche, che si è sviluppata negli ultimi anni e che si è arricchita di nuove osservazioni proprio sui delicati e preziosi ma anche fortemente tossici farmaci antitumorali. Il risultato è di avere ottenuto un allungamento della vita nei malati sottoposti a queste cure. Una ricerca pubblicata online questa settimana sulla rivista Proceedings of the National Academy of Sciences (Pnas), per esempio, dimostra come l'attività di enzimi che riparano il Dna sia più elevata di sera. Secondo gli autori della ricerca, guidati da Aziz Sancar dell'Università della Carolina del Nord, somministrare farmaci antitumorali che agiscono rompendo il Dna delle cellule maligne risulterebbe più efficace, dunque, al mattino, quando l'attività dell'enzima riparatore è al minimo. Nell'arco della giornata le funzioni del nostro organismo cambiano e anche le cellule passano da momenti di intensa attività a momenti di calma piatta. La somministrazione dei farmaci è strettamente dipendente da questa fluttuazione perchè durante le 24 ore possono cambiare il metabolismo e la capacità di assorbimento o di eliminazione delle molecole. La cronofarmacologia studia quali sono i momenti migliori della giornata in cui somministrare i diversi farmaci, sia per ridurne la tossicità che per aumentarne l'efficacia. Molto importante è l'applicazione di questa disciplina in campo oncologico e tanti sono gli studi clinici e di base che cercano di approfondire questo aspetto. ''Anche se la gran parte degli studi e' rivolta alla riduzione della tossicità dei farmaci antitumorali, ci sono evidenze sulla possibilità di agire aumentando l'efficacia degli antineoplastici e lo studio americano ne è un esempio'', spiega Stefano Iacobelli, oncologo dell'Università di Chieti, uno dei massimi esperti in Italia di cronofarmacologia.
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Scotti: “Pronti ad espandere le esperienze di presa in carico dei pazienti cronici”
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