Il Ministro elenca una serie di nuovi esami che diventano gratuiti, come la gastroscopia con telecamera
Nei Livelli Essenziali di Assistenza, che attendono a giorni l'ultimo via libera dal Parlamento, "non si introducono nuovi ticket né si aumenta l'importo di quelli esistenti". Il ministro della Salute Beatrice Lorenzin rassicura in merito all'ipotesi, paventata dalla Cgil, che i nuovi Lea comportino un aumento dei ticket. E parla di falsi allarmi, "come ce ne sono tanti in Italia". Dalla fecondazione assistita alle nuove radioterapie contro il cancro al cervello, alle cure per l'autismo e le malattie rare, spiega il ministro, "i nuovi livelli di assistenza garantiscono nuove prestazioni gratuite in modo uniforme sul territorio nazionale".
Prestazioni che, precisa, "sono oggi extra Lea, ovvero pagate per intero dai cittadini". Finanziati dal Governo nella legge di stabilità 2016 con 800 milioni l'anno, i nuovi livelli di assistenza e il nuovo nomenclatore delle protesi "faranno risparmiare agli italiani milioni di euro", sottolinea il direttore generale della programmazione del Ministero della Salute, Renato Botti.
Per fare alcuni esempi, erano prima a pagamento e costeranno 36 euro di ticket (o 46 nelle regioni che prevedono il superticket) la gastroscopia con microcamera ingeribile della grandezza di una pillola al posto di altri esami più invasivi (del valore di 800 euro). Ma anche diverse prestazioni di laboratorio per la diagnosi di malattie rare, come il dosaggio di particolari enzimi, e l'eterologa, per la quale i sistemi sanitari regionali che oggi la erogano pagano oltre 1.700 euro. Altri 20 milioni di ticket deriverebbero, aveva osservato la Cgil, dal trasferimento di alcune prestazioni dal regime di ricovero in day surgery (oggi gratuite) al regime ambulatoriale. Una novità che riguarderà ad esempio prestazioni come la liberazione del tunnel tarsale, che costa 2.600 al servizio sanitario, o l'intervento alla cataratta, che costa circa 1.000 euro: in casi come questi il cittadino non sarà più ricoverato e, se non è esente, pagherà il costo di un ticket.
Questa, chiarisce Botti, "non è una novità introdotta dai Lea ma prevista dal Patto per la Salute già nel 2009, e applicata solo in alcune regioni". La necessità di ridurre il ricorso all'ospedale infatti non è nuova visto che per ogni giorno di ricovero il Servizio Sanitario Nazionale spende circa 600 euro e i ricoveri sono circa 9 milioni l'anno, mentre 62 milioni l'anno sono le giornate di degenza (dati Ministero Salute 2014). In un periodo di spending e di nuove sfide che implicano grandi investimenti economici, come i farmaci innovativi oncologici e quelli contro l'epatite C, o come l'aumento della vita media delle persone, "l'obiettivo è ottimizzare le risorse disponibili. In quest'ottica - conclude Botti - la sostenibilità del sistema ci chiede di diminuire il ricorso all'ospedale quando non necessario".
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