Indagine dei carabinieri scopre la filiera, dai furti negli ospedali fino al riciclaggio
Il tesoro a cui puntavano erano i costosi antitumorali, ma non disdegnavano altri medicinali. Nel traffico di farmaci scoperto dai Carabinieri di Ferrara tutto poteva essere rubato, 'ripulito' e rimesso sul mercato. Con un danno per lo Stato e per i pazienti. Scassinatori professionisti si dedicavano agli ospedali, altri trasportavano e stoccavano la merce rubata, altri gestivano la ricettazione della refurtiva all'estero, dove venivano create società ad hoc per poterla riciclare, altri ancora curavano il fronte interno, dove medicine venivano proposte e 'piazzate' a farmacisti compiacenti.
Nel 2014, il periodo oggetto d'indagine, sono stati 13 i furti nelle farmacie ospedaliere di Emilia-Romagna, Marche, Piemonte, Lombardia e Veneto, più altri sette in strutture diverse per un bottino valutato per difetto in 2,1 milioni.
Il Pm della Dda Enrico Cieri contesta a molti arrestati l'associazione a delinquere con l'aggravante di aver agito per agevolare un'associazione camorristica, per l'emergere dei legami con il clan Licciardo: sembra che il gruppo pagasse somme di denaro per poter proseguire la propria attività. L'associazione funzionava come una filiera e girava attorno ad un arrestato del Napoletano, ritenuto trait d'union tra la 'batteria' che si occupava dei furti, con corrieri e ricognitori, e i ricettatori dei farmaci. I medicinali di categoria H, in Italia dispensabili solo negli ospedali, venivano esportati attraverso un meccanismo che ne prevedeva l'acquisto attraverso società inesistenti create soprattutto nei Paesi dell'Est e l'immissione sul mercato del Nord Europa.
Gli altri, di tipo A o C, erano invece destinati a farmacisti italiani, che ora rischiano di finire nei guai. Il procuratore di Bologna Giuseppe Amato ha sottolineato l'importanza di un'indagine che ha contrastato "un fenomeno odioso", da un lato perché "ogni singolo furto ha provocato un danno alle casse pubbliche di centinaia di migliaia di euro". Dall'altro perché i malati di tumore venivano privati delle cure. Con un rischio ulteriore per la salute, inoltre, rappresentato dal mancato rispetto delle rigorose norme di conservazione degli antitumorali.
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