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Vaccini: scatta obbligo per i bambini di Trieste

Infettivologia Redazione DottNet | 29/11/2016 20:50

E' il primo Comune dopo la Regione Emilia Romagna. Ma è polemica politica con il Codacons

"Senza tentennamenti" il Comune di Trieste abbatte un altro "muro" sulla strada delle vaccinazioni e, in aperta polemica con la Regione Friuli Venezia Giulia, le rende obbligatorie per i bambini che frequentano l'asilo. Non solo per quelli dei "nidi" (da zero a tre anni, come aveva fatto nei giorni scorsi la Regione Emilia Romagna), ma anche per quelli delle scuole materne, da tre a sei anni. In Veneto, invece, da oggi, sulla base di una delibera della Giunta regionale resa immediatamente esecutiva, i sindaci saranno obbligati a intervenire in tema di vaccinazioni qualora nei singoli asili si scenda sotto la soglia del 90% di bambini vaccinati, prevedendo che non possano più essere ammessi in classe i bambini non vaccinati o i nuovi iscritti che portino la percentuale sotto tale soglia.

A Trieste, mentre in altre regioni, come Toscana, Umbria, Marche e Lazio si discute sull'obbligatorietà (o meno) delle vaccinazioni, l'obbligo scatterà già dal prossimo anno scolastico 2017/18: per iscriversi all'asilo circa quattromila bambini, o meglio i loro genitori, dovranno dimostrare si essere stati sottoposti a vaccinazione antidifterica, antitetanica, antipoliomietica e antiepatite virale B.

I genitori dovranno produrre un'autocertificazione, ma il Comune ha già annunziato che i controlli saranno numerosi, anzi "a tappeto". A rendere obbligatoria la vaccinazione a Trieste è stato, la scorsa notte, il Consiglio Comunale che ha approvato una delibera varata dalla Giunta di Roberto Dipiazza dopo aver rilevato che in città le coperture vaccinali sono scese sotto il livello di sicurezza del 95%: quella antidifterica all'89%, l'antitetanica al 91%, l'antipolio al 92% e quella antiepatite virale B all'89%.

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"Abbiamo adottato l'obbligo delle vaccinazioni per superare l'inerzia della Regione Friuli Venezia Giulia", spiega l'assessore all'infanzia, Angela Brandi (Fi), che sostiene che la Giunta aveva deciso sulle vaccinazioni prima della scoperta della pediatra affetta da Tbc incaricata proprio delle vaccinazioni dei bambini. Brandi attacca la Presidente della Regione Debora Serracchiani ("Plaude ai provvedimenti presi in Emilia Romagna ma non ha il coraggio di fare la stessa cosa in Friuli Venezia Giulia") e Dipiazza rincara la dose invitando gli altri sindaci delle città italiane "a deliberare senza tentennamenti" e senza 2aspettare le decisioni dall'alto" perché - spiega - sono loro "che devono fare le scelte". Lo contesta apertamente il Codacons che si dice "pronto a promuovere una raffica di ricorsi da parte delle famiglie contro la decisione del Comune", mentre usa toni più morbidi l'assessore regionale alla sanità, Sandra Telesca, che invita gli amministratori comunali "a non fare delle vaccinazioni armi di scontro politico" confermando che "la Giunta regionale ha sempre tenuto aperta l'opzione di introdurre l'obbligatorietà a livello regionale" ma preferisce "in prima istanza la strada dell'informazione, della persuasione e del coinvolgimento".

L'obbligo di vaccinarsi per poter essere iscritto a scuola decadde nel 1999, dopo che per oltre trent'anni, e cioe' dal 1967, era invece indispensabile per l'iscrizione. Di conseguenza oggi e' possibile frequentare la scuola anche senza essere vaccinati. L'Emilia Romagna e' stata la prima Regione ad aver varato una legge sull'obbligatorieta' delle vaccinazioni per poter frequentare gli asili nido, ed oggi anche il comune di Trieste ha varato un provvedimento che rende obbligatoria la vaccinazione dei bambini per l'iscrizione agli asili comunali e convenzionati. La norma attuale infatti prevede che se il certificato di vaccinazione non viene presentato, i bambini sono comunque ammessi alla scuola dell'obbligo e agli esami.

Le regole che permettono di essere ammessi a scuola senza certificato di vaccinazione entrarono in vigore dopo cinque anni di dibattiti e sanatorie. Modificarono le regole del 1967 che stabilivano l'obbligo di presentare il certificato per essere ammessi a scuola. Il primo passo verso le nuove norme risale al 1994 su iniziativa della Corte Costituzionale. Dello stesso anno e' la prima circolare del ministero della Pubblica istruzione, seguita a sentenze della magistratura che reintegravano alla frequenza scolastica alunni non vaccinati. Da allora il ministero ha emanato ogni anno circolari sul comportamento della scuola verso gli alunni non vaccinati.

Nel luglio 1997 un parere del Consiglio di Stato ribadiva il divieto di ammettere a scuola gli alunni non vaccinati a tutela del diritto alla salute della collettivita'. Ma nel maggio '98, l'ultima sanatoria con la circolare che dava agli alunni senza certificato il diritto di partecipare a scrutini ed esami. A distanza di oltre 15 anni si dibatte oggi dell'ipotesi di tornare alla obbligatorieta' a livello nazionale visto il calo delle vaccinazioni, sotto la soglia minima raccomandata dall'Organizzazione mondiale della sanita' pari al 95% della popolazione. In Italia le vaccinazioni obbligatorie sono quelle antidifterica, antitetanica, antipoliomelitica e antiepatite virale B. Tutte le altre sono volontarie, anche se il Sistema sanitario nazionale ne incentiva l'uso e la gratuita'.

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