Forme aggressive forse per cause genetiche, sono in arrivo le linee guida
Una persona su dieci trasporta inconsapevolmente i batteri della meningite, ovvero è infettata senza ammalarsi. Solo raramente si verifica una forma aggressiva, ma non potendo ad oggi sapere chi può esserne vittima, l'unica difesa resta il vaccino. A fare il punto oggi sono stati gli esperti, riuniti in occasione degli "Stati generali sulla meningite", per stendere le basi di un documento di linee guida, che conterrà indicazioni dalla prevenzione alla terapia. "La grande paura della meningite", sottolinea Massimo Galli, vicepresidente Società Italiana di Malattie Infettive e Tropicali (Simit) e professore ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano, "è ingiustificata perché il 10-20% della popolazione si porta il meningococco in gola e la maggior parte delle persone lo ha avuto almeno una volta nella vita".
Questi batteri "diventano cattivi molto raramente" e "probabilmente la causa sono fattori genetici ma ad oggi non abbiamo un identikit di chi può essere interessato da una forma acuta".
Mentre l'ipotesi dell'obbligo vaccinale per l'accesso a scuola resta ancora tutta da discutere, una delle attività su cui si sta facendo il punto, spiega Ranieri Guerra, direttore generale della Prevenzione del Ministero della Salute, "è una collaborazione tra il Ministero della Salute e dell'Istruzione". Obiettivo "una coerenza di interventi, ovvero rendere gli insegnanti parte integrante di un progetto nazionale di rivitalizzazione della prevenzione vaccinale". Intanto, per uniformare le conoscenze e sfatare miti sono in arrivo nuove linee guida sulla meningite. Si tratta, chiarisce Massimo Galli, vicepresidente Simit e ordinario di Malattie Infettive all'Università di Milano, di "sintetizzare quello che si sa su questo tema in un documento rivolto ai medici, per indicare cosa fare, capire i lati rimasti oscuri e avere uno strumento condiviso e modificabile". Tra le indicazioni, sottolinea Massimo Andreoni, responsabile Unità Malattie Infettive del Policlinico Tor Vergata di Roma, "promuovere una tipizzazione del batterio sia nei casi sospetti di meningite, sia in generale nella popolazione", "per capire quanto il batterio sta circolando nella popolazione e quanto, aumentando le vaccinazione, circoli di meno".
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