
Lo rivela un vasto studio condotto presso la University College di Londra e pubblicato sulla rivista Obesity
Lo stress cronico fa ingrassare e aumenta il rischio di obesità sul lungo periodo. Lo rivela un vasto studio condotto presso la University College di Londra e pubblicato sulla rivista Obesity, il primo in cui si è andati a vedere nel dettaglio gli effetti dello stress cronico (ovvero che perdura nel tempo, lo stress più deleterio per l'organismo) sul peso corporeo, sul rischio di sovrappeso e di mantenimento di un peso eccessivo nel tempo, con difficoltà a dimagrire.
La ricerca ha coinvolto un campione di dimensioni notevoli di individui over-50, seguiti per un tempo medio di almeno 4 anni.
Gli esperti hanno confrontato queste misure con girovita, peso, indice di massa corporea di un individuo, visto che maggiori erano i livelli di cortisolo negli ultimi due mesi, maggiore la probabilità che questo individuo fosse sovrappeso (per di più da parecchio tempo) e che avesse un girovita superiore a 102 centimetri per i maschi e 88 cm per le femmine. Lo stress è stato collegato in passato a abbuffate o tendenza a cadere nella 'trappola' del cibo di conforto (dolci in genere), ma anche a disfunzioni metaboliche di varia natura. Con questo studio si aprono le porte a nuove possibilità nel campo del dimagrimento, specie per quelle persone che hanno più difficoltà a perdere peso. E' possibile anche che una cura che contrasti o abbassi i livelli di cortisolo abbia qualche effetto dimagrante, concludono gli esperti.
fonte: ansa
La Presidente FIAO, Iris Zani: "È una conquista, ma anche un punto di partenza: ora occorre lavorare per la sua attuazione, per assicurare pari dignità nrlle cure si deve approvare il Piano Nazionale Cronicità"
Realizzate da Sio e Iss, indirizzo su approccio personalizzato
Schillaci: “Passo in avanti per la tutela della salute”. Pella: "La legge sarà fondamentale per avviare iniziative di prevenzione e di sensibilizzazione"
Diagnosi precoci e terapie mirate per invertire la tendenza
La correlazione emerge per la prima volta da uno studio condotto presso l'Università della California, a Riverside, e pubblicato sul Journal of Clinical Investigation Insight
I ricercatori del Labanof dell’Università Statale di Milano hanno esaminato due scheletri di donne e dei loro feti, con deformità attribuibili all'osteomalacia, una patologia legata alla fragilità ossea e associata alla carenza di vitamina D
Lo rivela uno studio effettuato su 1771 studenti di 48 scuole elementari pubbliche di Madrid
La pratica potrebbe salvare 820.000 vite l'anno
Commenti