Istat, le donne sono le più fragili. Dopo i 75 anni vivono in condizioni peggiori
Gli italiani sono sempre più longevi. Ma gli anni guadagnati alla terza età sono spesso accompagnati dalla sofferenza causata da qualche malattia cronica e dolori fisici, che ne limitano la qualita' della vita, piu' per le donne che per gli uomini. E dopo i 75 anni vivono in condizioni peggiori rispetto agli altri anziani europei.
E' il quadro delineato dall'ultimo rapporto Istat sulla salute in Italia e nell'Unione Europea a dirlo. "Con l'invecchiamento aumentano i problemi di salute: molti anziani soffrono di più malattie insieme e perdono autonomia, diventando disabili. Tra le patologie più disabilitanti ci sono l'Alzheimer, lo scompenso cardiaco, l'insufficienza respiratoria e l'artrosi", rileva il presidente della Società italiana di geriatria e gerontologia, Nicola Ferrara
Secondo i dati Istat, anche se la speranza di vita a 65 anni (18,9 anni per gli uomini e 22,2 per le donne nel 2015) è più elevata di un anno rispetto alla media Ue, il 50% degli anziani soffre di almeno una malattia cronica grave. Piu' di un terzo (37,7%) riferisce di aver provato dolore fisico, da moderato a molto forte, nelle quattro settimane precedenti l'intervista, un valore che tuttavia e' inferiore alla media Ue e simile a quello rilevato in Spagna. Il 23,1% degli anziani ha gravi limitazioni motorie principalmente dovuto alla maggiore quota di donne molto anziane in Italia.
E tra coloro che hanno grave riduzione di autonomia nelle attività di cura della persona, il 58,1% dichiara di aver bisogno di aiuto o di averne in misura insufficiente. La quota di aiuto non soddisfatto appare superiore al Sud (67,5%) e tra gli anziani meno abbienti (64,2%). Solo un anziano su quattro (25,9%) dice di poter contare su una solida rete di sostegno sociale, il 18% su una debole e uno su due si colloca in una situazione intermedia. "E' la disabilità la vera epidemia del terzo millennio e sarà questo il fronte che impegnerà sempre più risorse, politiche, economiche e sociale in futuro.
Lo Stato e la comunità devono farsene carico e dare un aiuto alla disabilità". Anche se, secondo il presidente dell'Istat, Giorgio Alleva, questi dati sull'invecchiamento della popolazione pongono "un tema di squilibrio" dal punto di vista generazionale. Dal 2006 al 2015 la popolazione tra i 18 e 34 anni è calata di 1,1 milioni di persone. Nella nostra società, rileva Alleva, c'è una 'lobby degli anziani', cioè si ha come "priorità i bisogni di una quota di popolazione crescente, cioè quella anziana, spostando in secondo piano risposte a richieste della popolazione più giovane". Nonostante le precarie condizioni di salute, c'è comunque una parte di anziani, un milione e 700 mila persone (pari al 12,8%) in grado di offrire cure almeno una volta a settimana a familiari e non familiari con problemi di salute. E' il cosiddetto "invecchiamento attivo o di successo". Quanto alle possibili soluzioni per aiutare gli anziani soli, malati e disabili, oltre alla riforma del Terzo Settore e la legge sull'invecchiamento attivo, su cui si sta lavorando in Parlamento, "bisogna pensare a nuove soluzioni praticabili. Sono sempre di più per esempio le esperienze di appartamenti dove gli anziani vivono insieme, dividendo le spese", conclude Ferrara.
fonte: istat
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