Cresce tra gli italiani (79%) la consapevolezza che le condizioni ambientali sempre peggiori sono corresponsabili dell’insorgenza di forme patologiche anche gravi. In particolare, il 64% ritiene il numero dei tumori in Italia sia cresciuto: nella classifica delle forme più gravi, spicca al primo posto quello al polmone (59%), seguito da quello al seno (20%), fegato (18%), pancreas (16%), colon (12%) e cervello (12%).
Tuttavia, sono ancora poco diffuse condotte incentrate ad una maggiore prevenzione. Questo, con riferimento proprio al tumore al colon, dove a fronte della diffusa consapevolezza della pericolosità vi è una sottostima della sua effettiva aggressività, soprattutto sugli over 50enni. Prevenzione che oggi viene svolta prevalentemente (58%) dai medici di famiglia, anche se la tv (40%) è una fonte autorevole e utile. Non sorprende che gli intervistati chiedano, nella quasi totalità,: che ai malati di cancro siano somministrate le terapie più innovative oltre che un’assistenza domiciliare di qualità, servizi di supporto informativi e accessi privilegiati per le urgenze.
Sono questi, in sintesi, i dati salienti che emergono da una ricerca condotta dall’Istituto Lexis Ricerche di Milano, sostenuta da Amgen Dompé, su un campione di 600 italiani, 50% uomini e 50% donne, di età compresa tra i 35 e 60 anni, e volta a misurare la consapevolezza e la conoscenza sull’evolversi dei casi di tumore in Italia, con particolare attenzione alla conoscenza e all’impegno nella prevenzione del tumore al colon. In sintesi i dati della ricerca:
Per il 92% degli italiani, la qualità della vita è un valore fondamentale (56% fondamentale, 36% importante). Qualità della vita che per il 97% del campione ha un’influenza sulla salute delle persone.
L’80% del campione collega lo scadimento della qualità della vita all’aumento di alcune patologie. Questo soprattutto tra i meno giovani e per i residenti in centri medio-piccoli.
Le patologie maggiormente correlate al peggioramento della qualità della vita sono i tumori (36%), stress (18%), depressione (8,2%), cardiovascolare (7%).
Per il 64% i casi di tumore in Italia sono in crescita, 27,7% stabili, il 7% in calo. Il 66% degli intervistati ritiene che le malattie oncologiche oggi sono meglio curate che in passato. Il 19% sia come cure che come attese di vita, il 13,3% con più attese di vita ma non più curati.
Il 59% del campione la ritiene il tumore al colon una della forme a più alto tasso di mortalità anche se ne è sottovalutata la pericolosità, soprattutto nella fascia di età a maggior rischio.
Dall’insieme dell’indagine emerge come siano stati compiuti dei progressi nella sensibilizzazione e nell’informazione dei pazienti sui rischi connessi al tumore al colon, anche se manca una traduzione pratica in comportamenti preventivi continuativi e precisi. In particolare, il convincimento sul timore del colon trova riscontro nei progressi che la medicina ha compiuto sia sulla diagnosi precoce, sa sull’origine genetica di questa patologia.
Commentando i risultati della ricerca il professor Roberto Labianca Direttore, Dipartimento di Oncologia ed Ematologia, Ospedali Riuniti di Bergamo, ha sottolineato che “I risultati della ricerca ci confermano che la prevenzione per questa forma di tumore è essenziale. I nostri concittadini devono sapere che alimentazione corretta ed esercizio fisico sono fondamentali deterrenti all’insorgere di questa aggressiva neoplasia Occorre che gli sforzi delle amministrazioni locali volti al vaglio e all’analisi della popolazione a rischio siano seguite dal maggior numero possibile di persone. Se diagnosticato e trattato chirurgicamente e farmacologicamente nelle sue prime fasi, il tumore del colon retto permette di raggiungere percentuali di guarigione insperate per altre malattie neoplastiche”.
Che il tumore al colon retto possa essere curato, è una constatazione che, grazie alla sua vicenda personale, condivide anche Enzo Cattaneo, Presidente dell’Associazione Oncologica Bergamasca A.
Il Tumore del colon-retto
Terzo tumore maligno per frequenza e mortalità nei Paesi occidentali, il tumore del colon-retto registra in Italia, ogni anno, circa 20 mila nuovi casi tra gli uomini e 17 mila nelle donne (Fonte Airc). La malattia, abbastanza rara prima dei 40 anni, è sempre più frequente a partire dai 60 raggiungendo il picco massimo verso gli 80 anni. Tra i fattori di rischio si registrano la familiarità, per cui persone con parenti colpiti dalla malattia risultano più esposte, ma anche alterazioni del Dna, con malattie geneticamente determinate quali la poliposi familiare che determinano maggiori pericoli. Nella stragrande maggioranza dei casi, però, la comparsa è del tutto sporadica. Si presume legata a una dieta ad alto contenuto di grassi e basso contenuto di fibre o a una maggiore esposizione all’inquinamento di aria e acqua.
Gene KRAS
Il gene KRAS, quando mutato, favorisce la replicazione incontrollata delle cellule tumorali, le aiuta a diventare insensibili al trattamento terapeutico, legandosi in tal modo ad una prognosi peggiore della malattia. La ricerca ha dimostrato come la presenza del gene KRAS mutato influisca sull’efficacia di specifiche terapie biologiche, come quella a base di panitumumab e, di conseguenza, permetta di selezionare i pazienti nei quali la terapia sia davvero vantaggiosa. Una mutazione del gene KRAS è strettamente legata all’evoluzione di diversi tumori, come quello del pancreas, del polmone e del colon-retto. Si stanno conducendo ricerche per comprendere quanto la presenza del gene KRAS mutato possa consentire di selezionare il “giusto paziente” al quale somministrare nuove opportunità terapeutiche. In quest’ottica il test genetico per le mutazioni del gene KRAS appare di estrema importanza pratica. Infatti, la presenza della mutazione consente di individuare con precisione quali pazienti risponderanno alla terapia con un nuovo anticorpo monoclonale, il panitumumab, e quindi permetterà di somministrare cure mirate esclusivamente ai malati che potranno averne giovamento, con un impiego migliore delle risorse del sistema sanitario.
In conclusione, la ricerca ha anche evidenziato:
Qualità della vita in Italia: per il 33% è molto o abbastanza positiva, il 30% abbastanza o molto negativa, il 37% così e così;
La prevenzione resta essenziale per il tumore al colon: il 57% degli italiani si considera attento anche se non così scrupoloso nelle azioni di prevenzione (in Toscana il 64%) e tra gli uomini (60% vs 53% delle donne). Più prevenzione nelle regioni del Nord Italia (29% vs 19% del Centro Sud), tra le donne (28% vs 18% uomini) e tra i maggiori di 45 anni (26% vs 20% dei 35-45enni). Restano un po’ superficiali nella prevenzione il 20,2% degli italiani mentre sono molto attenti il 23,3%.
La prevenzione nel tumore al colon per gli italiani è sostanzialmente: check-up completo ogni 2-3 anni, 95,3%; visite periodiche da specialista, 94,3%; esame del sangue una volta all’anno, 94,2%; controllo sull’alimentazione, 91,3%; esami periodici delle feci, 90,2%; controllo sugli alcolici, 89,7%, riduzione degli stress, 87,7%.
L’informazione e il confronto sulle malattie e la loro prevenzione è delegato per il 58,2% degli italiani al medico di famiglia; seguono amici, parenti e conoscenti (27,7%), farmacista di fiducia (7,3%).
Esiste qualche dubbio sulla capacità della nostra società e cultura di essere di supporto al malato e alla sua famiglia: il 56% ritiene siano solo abbastanza seguiti mentre il 31% che non lo siano e solo il 13% molto seguiti.
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