Esperto, la terapia assicura buoni risultati anche per il danno da trauma cranico
Nuove speranze per chi viene colpito da un attacco cerebrale. Un'innovativa terapia anti-neuroinfiammazione garantisce a chi ha subìto un ictus di recuperare il 50% dell'attività motoria in soli due mesi, più del doppio rispetto al miglioramento assicurato dal trattamento normale. E anche a seguito di trauma cranico l'azione terapeutica sul controllo dell'infiammazione del sistema nervoso promette risultati incoraggianti. E' quanto emerge da uno studio coordinato dall'Università di Messina insieme alla Fondazione Santa Lucia di Roma, pubblicato sulla rivista scientifica Translational Stroke Research.
Il lavoro punta a valutare gli effetti della nuova molecola PEALut sulla neuroinfiammazione, alla base, secondo gli esperti, dell'insorgenza di patologie del sistema nervoso centrale. "La ricerca sta dimostrando come PeaLut sia in grado di controllare il meccanismo neurodegenerativo - spiega Salvatore Cuzzocrea, professore ordinario di Farmacologia all'Università di Messina - prevenendo il danno neuronale e ritardando l'esordio della patologia o ancora, se il danno si è già verificato, come nel caso di ictus o trauma cranico in cui l'evento è immediato, rallenta il meccanismo di neurodegenerazione offrendo una possibilità di cura".
Dopo 60 giorni è stato riscontrato un recupero dell'attività motoria del 40-50% rispetto alle condizioni di partenza, contro il 20% nei pazienti trattati con terapia normale. Un secondo studio approvato dal Comitato etico del Policlinico universitario di Messina, condotto dai reparti di Farmacologia e Neurochirurgia dell'Università di Messina, avviato a febbraio 2017 e ancora in corso, sta invece indagando l'utilizzo della molecola sul trauma cranico: "Abbiamo già trattato 15 pazienti con PEALut, somministrato due volte al giorno tutti i giorni, e abbiamo riscontrato un miglioramento statisticamente significativo nel recupero delle funzioni cognitive. Siamo convinti che anche in questo caso il trattamento, in aggiunta alla normale terapia, possa migliorare l'outcome dei pazienti".
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