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Danno renale acuto, scoperto il meccanismo di risposta alla malattia

Nefrologia Redazione DottNet | 10/04/2018 15:21

Studio condotto dal team Ateneo-Meyer Firenze

In caso di danno renale acuto la capacità rigenerativa del rene è limitata ma le cellule staminali rappresentano un importante target terapeutico. Lo rivela uno studio condotto dal team di Paola Romagnani, docente dell'Università di Firenze e nefrologa del Meyer, pubblicato su Nature communications, che ha portato alla scoperta di un nuovo meccanismo di risposta alla patologia, l'endociclo, che consente alle cellule di raddoppiare il loro Dna senza dividersi.

La ricerca, spiega il Meyer, "rivoluziona le conoscenze" sul danno renale acuto, patologia frequente che nel mondo affligge 13,3 milioni di persone con 1,7 milioni di morti all'anno.

La malattia costa al sistema sanitario più dei tumori a seno, polmone e intestino sommati insieme. Molteplici le cause che la provocano: disidratazione, uso di alcuni farmaci, esposizione a sostanze tossiche, infezioni importanti, operazioni. Fino a oggi, il danno renale acuto, se non mortale, è stato considerato una patologia potenzialmente reversibile.

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Ma il team di ricercatori fiorentini, tra cui Elena Lazzeri e Maria Lucia Anhelotti, ha scoperto che la capacità rigenerativa del rene in risposta alla patologia è limitata e che il recupero della funzione dell'organo si deve in gran parte al fatto che le cellule sopravvissute aumentano di dimensioni, sforzandosi di incrementare la loro attività, grazie ad un nuovo meccanismo di risposta al danno renale acuto, l'endociclo. Quest'ultimo consente alle cellule di raddoppiare il loro Dna senza dividersi, recuperando rapidamente la funzione ed evitando la morte, ma non permette di rigenerare il tessuto danneggiato che in gran parte non viene rimpiazzato.

Episodi, anche lievi, della patologia lasciano così un danno permanente, anche in caso di apparente completo recupero della funzione dell'organo. Ciò spiega perché pazienti che hanno avuto un danno renale acuto abbiano un aumentato rischio di sviluppare una malattia renale cronica negli anni successivi. Lo studio ha dimostrato anche che una parte del tessuto renale perduto viene rigenerato dalle cellule staminali renali, che però non riescono a riparare completamente quello danneggiato. "La buona notizia tuttavia - spiega Romagnani - è che la stimolazione della funzione delle cellule staminali renali con farmaci specifici è in grado di potenziare la loro capacità rigenerativa ed evitare il danno renale permanente che può seguire ad un danno renale acuto, suggerendo che queste cellule rappresentano un importante bersaglio terapeutico per questa malattia".

Fonte: meyer

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