Lorenzin, serve una sinergia tra famiglia-istituzioni: faro sui social
In Italia un ragazzo su due è vittima di un atto di bullismo. L'età a rischio è quella compresa fra 11 e i 17 anni, anche se il periodo più critico è quello fra 11 e 13: all'inizio parolacce e insulti, seguiti dalla derisione per l'aspetto fisico e poi, in quasi 4 casi su 100, si arriva a botte, calci e pugni. E' quanto emerge da uno studio dell'Istat, che fotografa la situazione al 2014. Una maggiore sinergia tra famiglia, scuola e istituzioni e un monitoraggio forte sui social media è la strada proposta dal ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, per contrastare il fenomeno. "Bisogna sensibilizzare sia i bambini sia i genitori sul tema del bullismo. Bisogna lavorare sul rispetto di sé, sul rispetto dell'altro, sul rispetto delle regole", ha detto Lorenzin a margine della Giornata nazionale della salute della donna, nell'ambito della quale sono stati presentati anche i dati sul bullismo.
"Bisogna porre un'azione di monitoraggio forte sui social network e stroncare nettamente, con un'azione tra famiglia, scuola e istituzioni, i fenomeni che avvengono sui siti e dentro gli istituti scolastici, non ultimi quelli ai danni degli insegnanti", ha detto ancora il ministro. "Dobbiamo renderci conto - ha aggiunto - che questo non è un problema da sottovalutare. Le leggi già ci sono, bisogna fare progetti e lavorare in modo sinergico e a tappeto su tutto il territorio nazionale". Dai dati Istat emerge che nel 2014 poco più del 50% dei ragazzi ha subito qualche episodio offensivo, non rispettoso o violento. Nel 9,1% dei casi gli atti di prepotenza si sono ripetuti ogni settimana; a subire ripetutamente comportamenti offensivi, non rispettosi o violenti sono stati nel 22,5% dei casi i ragazzi fra 11 e 13 anni e nel 17,9% dei casi gli adolescenti fra 14 e 17 anni.
A subire il bullismo sono più le femmine (20,9%) che i maschi (18,8%), mentre tra gli studenti delle superiori le vittime più numerose sono tra i liceali (19,4%), seguiti dagli studenti degli istituti professionali (18,1%) e degli istituti tecnici (16%). Ci sono differenze anche da Nord a Sud: il fenomeno è più diffuso nelle regioni settentrionali, con il 23% dei ragazzi fra 11 a 17 anni; la percentuale supera però il 57% considerando anche le azioni avvenute sporadicamente. Le violenze più comuni sono offese, parolacce e insulti (12,1%), la derisione per l'aspetto fisico o per il modo di parlare (6,3%), la diffamazione (5,1%), l'esclusione per le proprie opinioni (4,7%), le aggressioni con spintoni, botte, calci e pugni (3,8%)
Lo studio, finanziato con fondi PNRR e coordinato dall’Istituto Superiore di Sanità, che ha eseguito i test preclinici, sarà condotto presso la Clinica Psichiatrica dell’ospedale di Chieti
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