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Gb, anche i medici potranno vendere farmaci

Farmaci Redazione DottNet | 23/03/2009 20:17

Gli ambulatori in Gran Bretagna potrebbero presto diventare come farmacie dove gli ammalati possono acquistare le medicine di cui hanno bisogno e dove il titolare dell'esercizio, in questo caso lo stesso medico, ovviamente ci guadagna.

 Per ora siamo allo stadio di progetto ma, come anticipa il quotidiano britannico Daily Telegraph, quasi sicuramente le regole del National Health Service, il servizio sanitario nazionale, verranno cambiate per introdurre questa novità. Al ministero della salute spiegano che il governo e lo stesso premier Gordon Brown sono assolutamente convinti di questa iniziativa e che l'intento è quello di favorire non il medico ma il paziente. Nelle piccole comunità rurali, dove la farmacia più vicina è a parecchi chilometri di distanza, il medico può già adesso fornire ai propri pazienti i farmaci di cui hanno bisogno. La novità è che, con la nuova legge, cadrà l'attuale limitazione che riguarda i farmaci generici, quelli che possono essere acquistati senza ricetta. L'altro aspetto, forse il più importante, è che il medico ci guadagnerà sopra, come del resto fa già il farmacista.

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Il fatto è che, come sottolinea il giornale, una simile innovazione rischia di snaturare uno dei principi base del servizio sanitario nazionale, e cioè che le terapie devono essere prescritte in base a esigenze sanitarie e non a interessi commerciali. Il ministero della sanità sostiene che con il nuovo sistema i pazienti potrebbero essere più responsabilizzati e precisa che non tutti gli ambulatori medici saranno automaticamente autorizzati a vendere medicine. Il progetto convince del tutto l'opposizione nè gli stessi pazienti. ''E' una iniziativa potenzialmente pericolosa che rischia di sconvolgere il tradizionale rapporto medico-ammalato'', ha detto il portavoce per la sanità dei liberal-democratici, Norman Lamb. ''L'accesso ai farmaci è una cosa molto importante, basta che non sia subordinato al profitto'', ha affermato un portavoce della 'Patients Association'.

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