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Ciro Indolfi è il nuovo presidente della Società italiana di cardiologia

Cardiologia Redazione DottNet | 18/12/2018 22:55

È stato eletto al termine del 79° congresso nazionale che si è appena concluso a Roma

Professore ordinario di cardiologia, direttore della cardiologia dell'Università Magna Grecia di Catanzaro, esperienze internazionali negli Stati Uniti presso la Divisione di Cardiologia della University of California, San Diego (UCSD), La Jolla e presso il National Institute of Health (NIH) di Bethesda, Maryland. È questa una piccola parte del curriculum di Ciro Indolfi, nuovo Presidente della più antica società di cardiologia d'Italia, la SIC, che raccoglie tutti i cardiologi universitari italiani, accademici e ricercatori. È stato eletto al termine del 79° congresso nazionale, che si è appena concluso a Roma e che traghetterà la SIC verso l'ottantesimo compleanno.

Sono soprattutto i 1600 giovani al centro dell'attenzione del nuovo presidente che rendono la 'vecchia' SIC una società 'giovane', che viene da lontano ma che guarda soprattutto al futuro con grande ottimismo. "È un dovere oltre che una necessità valorizzare, unire e potenziare queste forze giovani, che nel campo della cardiologia possiede solo la SIC", spiega Indolfi. Tre i punti chiave della presidenza, biennale: puntare sul benessere dell'individuo prima che sulla cura delle malattie, valorizzare la ricerca e fermare l'emorragia dei laureati e ricercatori italiani verso l'estero, promuovere campagne educazionali per la popolazione, ferme da troppo tempo.

Ma non solo. La necessità, da parte della SIC, di coinvolgere il Ministero dell'Università e delle Ricerca e quello della Salute per creare i presupposti perché gli investimenti utilizzati per formare i giovani professionisti non vadano dispersi e finiscano in strutture all'estero. "Formiamo i migliori giovani cardiologi d'Europa - dichiara Ciro Indolfi - ma, per la mancanza di opportunità lavorative e anche a causa dei piani di rientro di molte Regioni con il relativo blocco delle assunzioni, ormai in corso da 5-6 anni, li lasciamo 'fuggire' all'estero. Questo fenomeno ha dunque creato conseguenze che ora iniziano ad essere davvero molto pesanti. È necessario quindi creare le condizioni per il rientro dei nostri ricercatori. Una di queste - precisa Indolfi - è la creazione di una partnership con l'Unione Europea e con la Società Europea di Cardiologia. Per questo progetto abbiamo bisogno della collaborazione dei due ministeri chiave coinvolti in questo processo: quello dell'Università e della Ricerca e quello della Salute. Noi facciamo un appello a queste Istituzioni per creare i presupposti affinché gli investimenti utilizzati per formare questi professionisti che sono tra i migliori al mondo non vadano dispersi e finiscano in strutture all'estero".  Un altro punto chiave riguarda la popolazione.

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"Lanceremo - spiega Indolfi - una grande campagna educazionale e di sensibilizzazione all'opinione pubblica perché sia in grado, da sola, di riconoscere i campanelli d'allarme dell'infarto e le regole da seguire. La maggioranza delle persone con un infarto in corso non è in grado di capirlo immediatamente, quando invece, in questi casi, il tempo è il fattore chiave per evitare conseguenze drammatiche. Sarà una grande campagna che coinvolgerà tutti i giornali, la televisione e i nuovi social media".

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