Canali Minisiti ECM

I farmaci per il diabete sembrano rallentare la progressione dell'Alzheimer

Farmaci Redazione DottNet | 27/03/2019 12:31

I segni di demenza compaiono più in fretta in diabetici senza terapia

L'Alzheimer viaggia più veloce in chi è malato di diabete di tipo 2, ma non lo cura. Secondo uno studio dell'Università della California del Sud, pubblicato sulla rivista Diabetes care, i segni di questa demenza si sviluppano 1,6 volte più rapidamente rispetto a chi non ha il diabete.  "Il nostro studio dimostra quanto sia importante rilevare il diabete e le altre malattie metaboliche negli adulti il prima possibile", commenta Daniel A. Nation, uno dei ricercatori. "Tra i diabetici, lo sviluppo dei sintomi dell'Alzheimer è chiaramente legato al prendere i farmaci o meno per il diabete", continua. Nello studio sono stati utilizzati i dati raccolti su oltre 1200 persone, dai 55 anni in su, nell'ambito della Alzheimer's Disease Neuroimaging Initiative, con informazioni su diabete, malattie vascolari, esami per immagini del cervello e test di memoria.

Per alcuni partecipanti è stato possibile fare un'analisi lungo un arco di 10 anni, mentre per altri da 1 a 4 anni. Tra circa 900 pazienti, si è visto che 54 avevano il diabete di tipo di 2, ma non erano in terapia, mentre altri 67 prendevano i farmaci adatti. La maggior parte delle persone studiate (530) aveva livelli di zuccheri nel sangue nella norma, mentre 250 avevano il prediabete o iperglicemia. Nei pazienti diabetici, sono stati messi a confronto anche i risultati dei test relativi al cervello e fluido spinale, che possono indicare la presenza delle placche di proteina amiloide, tipiche dell'Alzheimer. "E' possibile che i farmaci per il diabete facciano la differenza nella progressione di questa malattia degenerativa - conclude Nation - ma non è chiaro come riescano a rallentarne o prevenirne la comparsa. Per questo dobbiamo continuare a investigare".

pubblicità

fonte: Diabetes care

Commenti

I Correlati

"Nuovo Jak inibitore riduce sintomi splenomegalia e migliora anemia". Rosati (Gsk): "Nuovo Jak inibitore già usato in 230 italiani"

Si tratta della prima terapia a base di CAR-T mirata all’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA) approvata dalla Commissione europea per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiano ricevuto almeno una l

Gli oppioidi sviluppano 'tolleranza', ovvero subiscono una progressiva riduzione dell'efficacia col rischio di doverne aumentare progressivamente la dose

Immunoterapia più chemioterapia raddoppia il tasso a lungo termine

Ti potrebbero interessare

Studio sui topi, migliore risposta immunitaria

Si tratta della prima terapia a base di CAR-T mirata all’antigene di maturazione delle cellule B (BCMA) approvata dalla Commissione europea per il trattamento di pazienti con mieloma multiplo recidivato e refrattario che abbiano ricevuto almeno una l

Immunoterapia più chemioterapia raddoppia il tasso a lungo termine

Agisce anche sul trabecolato

Ultime News

Su Jama i risultati di questa indagine: i pazienti a cui viene erroneamente assegnata una diagnosi di infarto miocardico sono spesso sottoposti a ulteriori test, tra cui imaging ad alto costo e procedure invasive potenzialmente rischiose

L'iniezione scudo a mRna utilizza la stessa tecnologia degli attuali vaccini Covid ed è in fase di test negli studi di Fase III della fase finale

Gesualdo, basata sui bisogni delle varie branche specialistiche e dei pensionamenti

Fipe-Confcommercio e Associazione Aic firmano intesa