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Un farmaco per la pressione alta sarà una cura per il Parkinson e la demenza

Farmaci Redazione DottNet | 18/04/2019 14:06

Lo ha scoperto un team dell'università di Cambridge, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications

Un farmaco in uso contro la pressione alta (felodipina) potrebbe essere usato contro gravi malattie neurodegenerative come il Parkinson, il morbo di Huntington e anche le demenze, tutte caratterizzate da accumulo di sostanze tossiche nel cervello. È la scoperta di un team dell'università di Cambridge, in uno studio pubblicato sulla rivista Nature Communications.  Il farmaco praticamente stimola il processo cosiddetto di 'autofagia', ovvero la rimozione delle sostanze tossiche che vengono di fatto 'ingoiate' da cellule spazzine (come i pac man del famoso videogioco).  Diretti da David Rubinsztein, gli scienziati hanno visto in modelli animali di Parkinson, Huntington e demenze che il farmaco stimola il processo di autofagia, attivando la rimozione degli accumuli tossici. Gli animali mostrano anche una riduzione dei sintomi della malattia.

"L'aspetto interessante di questo lavoro - spiega in un commento all'ANSA Michele Vendruscolo (dello stesso ateneo britannico ma non coinvolto nello studio), che si occupa proprio di ricerca di nuovi farmaci contro queste malattie - è che felodipina è un farmaco già approvato dagli organi regolatori, quindi i trial clinici per valutarne il "riposizionamento" per curare Parkinson e Huntington saranno molto più veloci". "Però - continua - la strategia di rimuovere le proteine che si aggregano stimolando l'autofagia, dal mio punto di vista, è problematica. Siccome l'autofagia non è selettiva, stimolarla potrebbe provocare effetti collaterali dovuti all'eliminazione di una vasta gamma di componenti della cellula funzionali e necessari. Questo è particolarmente vero nel caso di trattamenti cronici, come quelli richiesti da malattie neurodegenerative.  Sarà molto interessante vedere se qualche compagnia farmaceutica finanzierà questi trial clinici velocizzati", conclude.

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fonte: ansa

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La ricerca è stata coordinata dall’Università di Padova e pubblicata su Cancer

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