Canali Minisiti ECM

Un milione con demenza senile, dagli psichiatri le buone pratiche

Psichiatria Redazione DottNet | 25/06/2019 19:53

Il numero di malati arriverà a 63 milioni nel mondo nel 2030

I

In Italia gli over 65 sono 13,8 milioni. Circa 2,2 milioni coloro che hanno più di 85 anni e vi è il record europeo, insieme alla Francia, per il numero di ultracentenari in vita, oltre 14 mila. Con una popolazione anziana che aumenta vi è anche la necessità del trattamento mirato della salute fisica e mentale: sono oltre un milione le persone con demenza senile, circa 3 milioni i caregiver. Rete, paziente, famiglia, integrazione sono le 4 parole chiave per la creazione di servizi e buone pratiche che mirano alla massima capacità di autogestione. Se ne discute a Firenze, al congresso nazionale della Società italiana di psichiatria (Sip).  In una "rete di psicogeriatria", per gli psichiatri i Dipartimenti di Salute Mentale (Dsm) si devono integrare col medico di medicina generale e gli altri servizi. Un'integrazione prevista dal Piano Sanitario Demenze del 2015 e declinata però in vario modo in Italia.

pubblicità

"Le demenze - spiega Salvatore Varia, vicepresidente Sip - sono un problema rilevante: quasi l'11% degli over 65 e circa il 21% degli over 80 che risiedono al domicilio manifestano un grado variabile di deterioramento delle funzioni cognitive. Sulla base delle proiezioni, nel mondo il numero di persone con demenza senile aumenterà dai 25,5 milioni del 2000 a 63 milioni nel 2030, fino a 114 milioni nel 2050". "Appare logico pensare - aggiunge Enrico Zanalda, presidente Sip - che all'Italia spetti il difficile compito di paese leader alla ricerca di un sistema che garantisca la migliore assistenza possibile. Le demenze senili rappresentano una delle principali sfide per i sistemi sociali e sanitari dell'Occidente". Per Zanalda, "le conoscenze propendono verso l'evidenza che la depressione con disturbi delle funzioni cognitive possa costituire un quadro prodromico delle demenze. Un'altra possibilità è che la depressione possa costituire un fattore di rischio per la demenza. Da qui la necessità di riconoscerla anche in età avanzata e migliorarne il trattamento".

Commenti

I Correlati

Anaao, pronto soccorso e psichiatria i reparti dove si registra il maggior numero di aggressioni da parte dei pazienti e dei loro parenti. Balzanelli (118): è un crescendo ovunque e la legge non migliora la situazione

Oltre due italiani su cinque dicono di avere molti sbalzi di umore o di essere giù di morale la maggior parte del tempo

"La salute mentale inizia prima del concepimento, per questo vogliamo guardare oltre, promuovere la prevenzione primaria e secondaria.Vogliamo parlare di screening in un Paese che li sottovaluta o non riesce ad applicarli"

Sull'integratore sono puntati i riflettori degli esperti della Società di NeuroPsicoFarmacologia (Sinpf), riuniti da a Milano per il loro XXV Congresso nazionale

Ti potrebbero interessare

"La salute mentale inizia prima del concepimento, per questo vogliamo guardare oltre, promuovere la prevenzione primaria e secondaria.Vogliamo parlare di screening in un Paese che li sottovaluta o non riesce ad applicarli"

Lo afferma uno studio dell'Istituto Superiore di Sanità pubblicato dalla rivista Nature Mental Health

I disturbi mentali rappresentano il 16 per cento del carico globale di malattie nella fascia 10-19 anni, con ansia e depressione che rappresentano il 40 per cento di tutte le diagnosi

Lo rileva una rielaborazione di Massimo Cozza, direttore del Dipartimento di Salute Mentale ASL Roma 2, tratta dall'analisi dei dati del recente Rapporto salute mentale del Ministero della Salute

Ultime News

Il nuovo Nomenclatore di specialistica ambulatoriale bloccherà l'abbattimento delle liste di attesa, con una drammatica ripercussione sui 36mila posti di lavoro

Lo rivela uno studio condotto dagli scienziati dell’Università di Tromsø

Secondo un gruppo di neuroscienziati, è la prova di un cervello impegnato in più attività

Università dell'Arizona: l’uso di integratori sembra associato a un rischio inferiore di decesso per cancro, e a un tasso di mortalità superiore per malattie cardiovascolari